Da Avvenire del 27/02/2024
Nuove violenze contro i cristiani in Etiopia. Uomini armati legati ai gruppi ribelli Oromo, a quanto riferisce la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, hanno attaccato il monastero di Zequala, a 50 chilometri da Addis Abeba. Il commando armato ha prelevato e successivamente ucciso quattro monaci. La strage è avvenuta il 22 febbraio, ma se ne ha avuto notizia solo domenica scorsa. La Chiesa ortodossa etiope Tewahedo (unitaria), secondo quanto riferisce Aiuto alla Chiesa che soffre, ha avanzato l’ipotesi che il gruppo Oromo Liberation Army abbia un legame clandestino con le autorità governative regionali dell’Oromia: questi attacchi, sottolinea Aiuto alla Chiesa che soffre, è finalizzato a « prendere di mira gli appartenenti alla Chiesa cristiana ortodossa della regione ». La guerra civile scoppiata nel novembre 2020 nel Tigrai – a Nord dell’Etiopia al confine con l’Eritrea – ha aumentato in tutta l’Etiopia le violenze contro i cristiani. Il conflitto non ha motivazioni prettamente religiose, ma gli abusi contro le comunità sono aumentate da quando il premier etiope Abiy Ahmed ha inviato le truppe federali, sostenute dalle milizie e dall’esercito dell’Amhara e dalle truppe dell’Eritrea, per combattere il Fronte di Liberazione del Popolo del Tigrai (TPLF), accusato di aver tenuto elezioni illegittime. Da allora sono aumentate le segnalazioni di violenze, da parte delle truppe eritree ed etiopi contro sacerdoti, religiosi e religiose ed edifici appartenenti alla Chiesa. Il patriarca Mathias della Chiesa ortodossa etiope Tawahedo ha definito questa situazione una « pulizia culturale».
Nel febbraio 2021 il monastero più famoso dell’Etiopia, quello di Debre Damo, nel Tigray, è stato bombardato e saccheggiato: in particolare sono stati rubati manoscritti del VI secolo. Nel luglio del 2022 i vescovi etiopi hanno denunciato che nel Tigrai molte chiese sono state chiuse e i sacerdoti e le suore sono stati costretti a fuggire a causa della «insicurezza». La Chiesa ortodossa Taw edo ha caratteristiche peculiari rispetto alle altre Chiese dell’Africa. Oltre ad essere la prima Chiesa africana, insieme a quella della Nubia, non è nata in seguito all’opera missionaria occidentale. Pur dipendendo giuridicamente dalla Chiesa copta dalle origini fino al 1959 (ragion per cui viene talora designata impropriamente come Chiesa copta etiope), ha avuto una sua storia autonoma. Essa, infatti, ha mantenuto nel corso dei secoli alcune tradizioni di origine giudaiche, che sono precedenti all’evangelizzazione del Paese.