Da Avvenire del 07/07/2021
Camera che vai, lite che trovi. La maggioranza che sostiene il governo si divide su tutti i temi etici: alla Camera ieri è toccato alla proposta di legge sul fine vita, che dovrebbe tradurre la sentenza con la quale la Corte Costituzionale depenalizzò l’assistenza al suicidio in alcuni casi estremi (quelli assimilabili alla vicenda di dj Fabo).
Come sul ddl Zan, anche a Montecitorio Pd e M5s da una parte e centrodestra dall’altra: al centro il testo unico che tenta di far sintesi tra la posizione estrema dei pro-eutanasia e quella di chi cerca di aderire al dettato della Consulta. La spaccatura sulla bozza che da ora in avanti costituirà la base della discussione parte dal metodo (la mancata nomina di un relatore espressione del centrodestra accanto ai due di M5s) e il blitz sul voto che sarebbe stato messo in opera da chi spinge per una soluzione più ‘permissiva’. Sullo sfondo l’ipotesi del referendum radicale (con la campagna di raccolta firme in corso) per la legalizzazione di fatto dell’eutanasia, che andrebbe ben oltre la legge sulla quale sta lavorando la Camera.
Ma cosa prevede il testo-base? Può fare richiesta di «morte volontaria medicalmente assistita» la persona maggiore di età, capace di prendere decisioni libere e consapevoli ed affetta da sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili. Il paziente deve essere affetto da una patologia irreversibile o a prognosi infausta, oppure portatrice di una condizione clinica irreversibile; essere tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; essere assistito dalla rete di cure palliative o aver espressamente rifiutato tale percorso assistenziale.