Il discorso «politicamente corretto», dopo aver invaso le cronache televisive e giornalistiche, è diventato egemone nelle scuole e nelle università.
I padroni del discorso – gestori perlopiù della comunicazione globale e direttori dei grandi mezzi di informazione di massa – producono continuamente aspre censure a riguardo del linguaggio utilizzato dai cittadini. I padroni del discorso, senza celare il loro disprezzo elitario per le persone comuni, cancellano ogni termine chiaro e preciso, facente riferimento ai valori spirituali e alla verità delle cose, sostituendolo con termini vaghi e indeterminati, soffusi di apparente bonomia, ma ispirati all’ideologia del più assoluto scetticismo conoscitivo e del più radicale relativismo etico.
Impongono così surrettiziamente una visione del mondo estranea alle tradizioni e alla storia dei vari popoli occidentali, negatrice delle loro radici cristiane.
Occorre ricercare a fondo quali siano le origini e gli sviluppi nel tempo di questa ideologia, che sta diventando un’ossessione e che impoverisce gravemente il patrimonio culturale delle popolazioni occidentali.
Il professor Eugenio Capozzi, storico di vaglia e autore di molti importanti scritti di sociologia e di storia, ci aiuterà a comprendere il «politicamente corretto» in chiave storica, ricostruendone la parabola delle origini a oggi.
Il professor Ronco, introducendo la relazione, cercherà di mostrare che il «politicamente corretto» è il volto softdel totalitarismo incipiente. Prima di segnare gli uomini con un numero, il totalitarismo vuole che tutti parlino una lingua che nasconda la verità, non solo quella religiosa, ma anzitutto, quella della vita comune.