Di Andrea Morigi da Libero del 04/05/2020
Piccola marcia indietro del governo Conte, che ha messo a punto un Protocollo di massima, relativo alla graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche. Se ne rallegra il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, che annuncia «le linee di un accordo, che consentirà, nelle prossime settimane, sulla base dell’ evoluzione della curva epidemiologica, di riprendere la celebrazione delle Messe con il popolo.
Sono state utili le pressioni politiche, ma soprattutto le carte bollate. «Se il fornaio può consegnare pane fresco a chi glielo chiede, non si comprende per quale ragione un sacerdote non dovrebbe poter consegnare Pane Consacrato a un fedele», osserva il Centro Studi Rosario Livatino in un ricorso depositato ieri al Tar del Lazio. Chiedono, con un documento di 24 pagine, di annullare e sospendere l’ efficacia di due decreti della presidenza del Consiglio dei ministri, emanati il 10 e il 26 aprile scorso, nelle parti in cui proibiscono le cerimonie religiose, con la sola esclusione dei funerali. Firmando, il premier e il ministro della Sanità hanno violato il Concordato, la Costituzione e svariate norme di diritto internazionale, sostengono i giuristi promotori della richiesta. In più è stata compressa e negata la libertà religiosa di tutti i credenti, non soltanto dei cattolici privati della Messa, ma anche dei musulmani che non possono celebrare il Ramadan e degli ebrei a cui è impedito di assistere ai servizi di Shabbat, anche se adottino le medesime precauzioni che permettono l’ accesso in siti chiusi, come i supermercati o i luoghi di lavoro che riapriranno domani.
Disposizioni illegittime – Che le disposizioni di Palazzo Chigi non siano valide né legittime, lo sostiene anche Christian Solinas, presidente della Regione Sardegna, dove sempre da domani, benché con divieto di assembramento e muniti di regolare mascherina, si potrà assistere alle messe cosiddette “ordinarie”. «Abbiamo in armonia con il Dpcm – sottolinea Solinas – sospeso le cerimonie civili e religiose ad eccezione delle cerimonie funebri con l’ esclusiva partecipazione dei congiunti». Tuttavia «a livello centrale il governo ha vietato le cerimonie ma non le funzioni religiose», poiché «esiste nell’ ordinamento giuridico italiano una netta distinzione tra cerimonia, funzione e pratica religiosa».
Perciò «autorizziamo nel territorio regionale lo svolgimento delle funzioni eucaristiche ordinarie. Questo significa le messe ordinarie con obbligo di distanziamento tra le persone, divieti di assembramento e contatto diretto, nonché con l’ obbligo della mascherina». Sarà poi compito dei vescovi adottare «appropriate linee guida sul contingentamento degli accessi e lo scaglionamento delle funzioni in ciascuna parrocchia nell’ arco della giornata».
Libertà di culto – Anche in Francia il governo è sotto attacco per aver consentito le celebrazioni religiose aperte ai fedeli solo a partire dal 2 giugno. Dopo la protesta dei vescovi transalpini, si muovono 67 deputati dell’ Assemblée Nationale, con un documento pubblicato integralmente su Le Figaro nel quale si ricorda che la libertà di culto resta uno dei diritti fondamentali, che l’ esecutivo non può annullare.
Più equilibrato l’ approccio federalista tedesco, reso noto dalla cancelliera Angela Merkel il 30 aprile con le disposizioni che consentono di celebrare le messe in Germania, a determinate condizioni. Per quanto riguarda la riapertura dei luoghi di culto, i governatori dei Laender pensano di permettere «particolari feste religiose come battesimi, funerali o matrimoni, ma sempre in piccole cerchie», rispettando la distanza di 1,5 metri e regole igieniche.
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