di Francesca Morselli
Ci sono luoghi che rimangono impressi nella memoria perché suscitano emozioni. Il Santuario delle Grazie a Curtatone di Mantova è uno di questi.
Posizionato sull’ansa del fiume Mincio in un luogo estremamente suggestivo dal punto di vista ambientale, tra canneti e pioppeti, staglia nel cielo le proprie guglie trecentesche. Qui, in una piccola cappella, già nel secolo XI i pescatori adoravano un’immagine miracolosa della Madonna con Bambino. I Gonzaga di Mantova ne presero poi possesso e, agli inizi del 1400, fecero edificare dall’architetto e ingegnere Bartolino da Novara (†1406/1410) una grande chiesa con annesso un monastero francescano che sopravvisse fino a quando, nel 1782, l’imperatore Giuseppe II (1741-1790) ne sancì la soppressione, resa poi definitiva con l’avvento dei napoleonici. Fortunatamente, nel 1882, don Giuseppe Sarto (1835-1914), cancelliere vescovile e futuro papa san Pio X, vi fece tornare i Frati Minori, ridando vita al luogo e conferendogli il titolo di “basilica minore”. Oggi la custodia è affidata ai secolari.
Sulla piazza antistante la basilica si affacciano 13 arcate che sembrano accogliere i pellegrini con un grande abbraccio. La pianta dell’edificio è a capanna, con navata unica (nei secoli successivi sono state aperte cappelle laterali per far spazio alle tombe dei Gonzaga o di illustri nobiluomini). Interessante è seguire le lunette del portico che illustrano la storia del luogo, ma il vero stupore si ha entrando in chiesa. Sopra le teste dei pellegrini, dalla volta della prima campata, pende un coccodrillo imbalsamato e incatenato. La leggenda narra che sia stato recuperato nel Mincio, ma probabilmente arriva da qualche collezione esotica e rara dei Gonzaga. È facile intuire come il coccodrillo rappresenti il male che il pellegrino si lascia alle spalle man mano che si avvicina all’altare, condotto dalla Vergine con il Bambino (che si trova a metà parete e sulla volta della seconda campata), dal Sole e dalla Luna dipinti sopra le loro teste, in una chiave interpretativa che riconduce all’Apocalisse di san Giovanni in cui la Madonna schiaccia il Drago (coccodrillo) sotto i piedi e questi viene incatenato per mille anni.
Ma le stranezze non finisco qui: le pareti della navata sono ricoperte da un impalcato ligneo, sorta di balconata, costruita a partire dal 1600, nelle cui 80 nicchie sono alloggiate figure composte con tecnica polimaterica, a grandezza reale, rappresentazioni di miracoli straordinari con le iscrizioni che li descrivono. Le figure dei miracolati sono costruite in modo molto semplice con sostegni interni in legno, carta pesta e tessuti colorati, e sono intervallate da decorazioni fatte con ex voto anatomici in cera e castagne di lago. I “graziati” sono rappresentati in circostanze diverse: a chi si è rotta la corda prima dell’impiccagione, chi è riuscito a uscire dal pozzo indenne dopo esserci caduto, e così via. Tra queste, la figura più conosciuta è quella di “Giuanin dla masola” (Giovannino della mazza): rappresenta un carnefice nell’intento di schiacciare la testa di un condannato, il fornaio Rinaldo della Volta, chiuso in una gogna. Il condannato fu graziato per un miracolo: Giuanin sbagliò il colpo per ben tre volte e per questo suo errore il povero fornaio fu salvato.
Le vicende di questi personaggi trasporta il pellegrino in storie antiche e apparentemente incredibili, ma, a fianco dell’impalcato ligneo, non si possono non notare immagini, stampelle, dipinti e forme di ringraziamento popolare di ogni foggia e di ogni epoca, segno di una devozione al culto mariano nato spontaneamente, che coniuga fede e arte popolare, devozione e folklore, vivo ancora oggi nelle varie medagliette e nei disegni che sono custoditi nelle cappelle laterali. Nel mese di maggio, gruppi parrocchiali, gruppi spontanei e studenti si recano a piedi dalla città, costeggiando il fiume, alla basilica, per ringraziare la Madonna, anche solo per una promozione scolastica, segno che la devozione a Maria e a questo luogo particolare è ancora forte e sentita dal popolo.
Il momento più importante per la basilica resta però il 15 agosto, ricorrenza della fondazione e festa dell’Assunta, quando artisti di ogni parte del mondo si ritrovano sul piazzale per dipingere sull’asfalto antistante la basilica, dopo la solenne benedizione vescovile dei gessetti, immagini sacre inneggianti alla Vergine. Le opere, lasciate poi in balia degli eventi atmosferici, sono destinate a sciogliersi al primo acquazzone, mentre la devozione per questo luogo resta invariata da mille anni.
Sabato, 24 maggio 2019