Frammento 36
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La persecuzione si può definire come una guerra contro inermi, e il termine evoca per i più immediatamente e quasi esclusivamente pratiche di violenza — quali torture, fucilazioni e colpi alla nuca per i singoli, GULag, Lager, campi di rieducazione, fosse comuni e così via per i gruppi —, che sono all’origine del martirio nella sua espressione inconfondibile di effusione del sangue. Non altrettanto presenti sono però altre modalità di persecuzione: anzitutto, a proposito della Chiesa che nasce per essere missionaria, la persecuzione previa, che consiste nell’impedirne l’implantatio, quindi e comunque la missione, producendo come conseguenza l’etnicizzazione dell’appartenenza religiosa, cioè il collegamento unico di tale appartenenza alla nascita e al sangue, con l’esclusione tematica della conversione, come accade dove l’islam gestisce il potere; e quella amministrativa, che tale missione ostacola in modo non cruento, ma non meno significativo, sì che si può dire produca non morte immediata, ma mortificazione, cioè morte centellinata e, in un certo senso, inferta ratealmente.
Il caso Giordano o della persecuzione amministrativa, in Cristianità. Organo ufficiale di Alleanza Cattolica, anno XXVII, n. 285-286, Piacenza gennaio-febbraio 1999, p. 19, articolo ampiamente anticipato, senza note e con il titolo redazionale La Chiesa comincia a dar fastidio al potere. Nasce la “persecuzione amministrativa”, in Secolo d’Italia. Quotidiano di Alleanza Nazionale, anno XLVII, n. 300, Roma 23-12-1998, p. 6.