di Michele Brambilla
Papa Francesco, commentando le parabole del Regno di Dio dopo la recita dell’Angelus di domenica 30 luglio , puntualizza che esso, cioè la salvezza «[…] non è messo a disposizione su un piatto d’argento», ma comporta il “prezzo”, dolcissimo seppur esigente, di amare davvero Gesù, «[…] il bene prezioso» scoperto nel campo (cfr. Mt 13, 44-52), il Sommo Bene, per dirlo con la Scolastica, trovato il quale «[…] ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Egli, prosegue il Pontefice, «[…] è la scoperta fondamentale, che può dare una svolta decisiva alla nostra vita, riempiendola di significato. Di fronte alla scoperta inaspettata, tanto il contadino quanto il mercante si rendono conto di avere davanti un’occasione unica da non lasciarsi sfuggire, pertanto vendono tutto quello che possiedono». Non lo fanno per disprezzo pauperista dei beni terreni, che sono necessari al sostentamento dell’uomo e per sottolineare il valore della persona, ma «la valutazione del valore inestimabile del tesoro, porta a una decisione che implica anche sacrificio, distacchi e rinunce. Quando il tesoro e la perla sono stati scoperti, quando cioè abbiamo trovato il Signore, occorre non lasciare sterile questa scoperta, ma sacrificare ad essa ogni altra cosa».
Si tratta di instaurare delle gerarchie, comprendere cosa avvicina di più a Dio e cosa ne allontana, o è addirittura contrario al fine ultimo dell’uomo, che è la conquista della beatitudine. L’VIII domenica dopo Pentecoste della liturgia eucaristica nel rito ambrosiano esprime il medesimo concetto, benché con un brano di Vangelo differente (cfr. Mt 4,18-22): Pietro e Andrea abbandonano una posizione sociale faticosamente acquisita di “piccoli imprenditori” della Galilea per seguire un misterioso predicatore che li invita a diventare pescatori di uomini. Otterranno il centuplo quaggiù e l’eternità.
Tante volte il cristianesimo viene presentato dai suoi nemici come una religione di rinunce e mortificazioni. In realtà, i “no” di Gesù sono pronunciati sempre affinché l’uomo riconquisti la pienezza del proprio essere. I comportamenti degradanti sviliscono la dignità originaria della persona, motivo per cui la Chiesa Cattolica ha anche una dottrina sociale in base alla quale il Papa si scaglia contro ogni forma di tratta degli esseri umani. «Ogni anno migliaia di uomini, donne e bambini sono vittime innocenti dello sfruttamento lavorativo e sessuale e del traffico di organi, e sembra che ci siamo così abituati, da considerarla una cosa normale. Questo è brutto, è crudele, è criminale! Desidero richiamare l’impegno di tutti affinché questa piaga aberrante, forma di schiavitù moderna, sia adeguatamente contrastata».
Può stupire che il gesto che il Santo Padre chiede subito dopo ai fedeli è recitare assieme a lui un’Ave Maria in italiano. In realtà, il primo punto della dottrina sociale cattolica è proprio la riconquista di uno sguardo trascendente sulle realtà terrene. «Se la Rivoluzione è il disordine, la Controrivoluzione è la restaurazione dell’ordine. E per ordine intendiamo la pace di Cristo nel regno di Cristo» (Rivoluzione e Controrivoluzione, cap. II, par. 1), afferma il pensatore cattolico controrivoluzionario brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-95) citando il motto di Papa san Pio X (1835-1914) «instaurare omnia in Christo».