di Michele Brambilla
La settimana che ha preceduto la recita del Regina coeli di domenica 15 aprile è segnata dal raid missilistico compiuto, senza vittime, su laboratori chimici e arsenali dell’esercito fedele siriano da Stati Uniti, Gran Bretagna e Franci. Affacciandosi su piazza San Pietro, Papa Francesco rinnova ancora una volta la supplica a Dio e alla comunità internazionale. «Sono profondamente turbato dall’attuale situazione mondiale», ha detto il Pontefice, «in cui, nonostante gli strumenti a disposizione della comunità internazionale, si fatica a concordare un’azione comune in favore della pace in Siria e in altre regioni del mondo. Mentre prego incessantemente per la pace, e invito tutte le persone di buona volontà a continuare a fare altrettanto, mi appello nuovamente a tutti i responsabili politici, perché prevalgano la giustizia e la pace».
Il Santo Padre si è poi soffermato a lungo anche sul caso di Alfie Evans, il bambino di 2 anni sul quale pende una sentenza eutanasica della magistratura britannica, che i giudici hanno deciso, venerdì 13 aprile, di far rispettare impedendo con la forza il trasferimento del neonato in strutture in cui non gli verrebbero negati i sostegni vitali. «Affido alla vostra preghiera le persone, come […] il piccolo Alfie Evans, in Inghilterra, e altre in diversi Paesi, che vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari». Afferma Il Papa che «sono situazioni delicate, molto dolorose e complesse. Preghiamo perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari, con grande rispetto per la vita».
Perché la Chiesa Cattolica si preoccupa di questioni apparentemente così “materiali”? Papa Francesco lo spiega con il Vangelo del giorno (cfr. Lc 24, 35-48) nel quale il Risorto testimonia che «[…] non è un fantasma, è un uomo con corpo e anima» e può persino mangiare («Avete qui qualche cosa da mangiare?», Lc 24, 41), attestando una volta di più il valore della corporeità non solo ai fini della salvezza eterna, ma pure del rispetto della dignità umana nel corso della vita terrena.
«Ogni offesa o ferita o violenza al corpo del nostro prossimo», infatti, «è un oltraggio a Dio creatore! Il mio pensiero va, in particolare, ai bambini, alle donne, agli anziani maltrattati nel corpo. Nella carne di queste persone noi troviamo il corpo di Cristo. Cristo ferito, deriso, calunniato, umiliato, flagellato, crocifisso. Gesù ci ha insegnato l’amore. Un amore che, nella sua Risurrezione, si è dimostrato più potente del peccato e della morte, e vuole riscattare tutti coloro che sperimentano nel proprio corpo le schiavitù dei nostri tempi», che sono quelle inferte da quella che chiama abitualmente “cultura dello scarto”.
La condanna che il Papa formula della guerra e dell’eutanasia si fonda quindi direttamente sulle Scritture. Il cattolico non è né un materialista che nega la realtà spirituale, né un neoplatonico che disprezza il corpo, perché «esso può diventare occasione o strumento di peccato, ma il peccato non è provocato dal corpo, bensì dalla nostra debolezza morale», suggeritrice di tutti gli atti contro la legge divina e gli stessi fratelli.