Da Avvenire del 13/01/2021
Due giovani sorelle sarebbero le ultime vittime, in Pakistan, del tentativo di costringere donne delle minoranze religiose alla conversione all’islam e al matrimonio. La polizia sinora non ha chiarito il movente del duplice delitto che sembra però con motivazioni religiose. Abida e Sajjida, rispettivamente 26 e 28 anni, residenti nell’enclave cristiana di Makhan Colony, nell’area di Lahore, erano scomparse il 21 novembre dopo essersi recate nella fabbrica di medicinali dove lavoravano e poi a fare degli acquisti.
Sono state ritrovate morte diversi giorni dopo, non lontane dal luogo di lavoro, entrambe legate ai polsi e poi strangolate. Le indagini della polizia hanno portato a individuare due sospetti, Muhammad Naeem e Mumtaz Khan, che sono stati arrestati. Diversi testimoni hanno confermato che i due, impiegati nella stessa azienda delle vittime, avevano in più occasioni molestato le due donne e avevano tentato di convincerle a convertirsi, nonostante fossero a conoscenza che erano entrambe sposate con uomini della stessa religione. Naeem, rilasciato su cauzione, si è dato alla macchia e altri suoi complici sono ricercati.
Il pastore evangelico di Makhan Colony, Amir Salamat Masih, ha confermato che la maggior parte della popolazione dell’area è di fede cristiana, povera e analfabeta, senza altre opportunità che lavorare nelle vicine manifatture di abiti, calzature e guanti, spesso con mansioni di basso livello e retribuzione. Una condizione che li rende vulnerabili a pressioni e abusi.
L’avvocato e attivista cristiano Nasir Saeed, direttore della Ong Claas-Uk, ha segnalato come «l’uccisione di Abida e Sajjida in un modo tanto crudele non è isolata. Omicidi, stupri e conversioni forzate di giovani cristiane sono quotidiane. Il governo nega, ma non si attiva per arrestare la persecuzione».
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