« Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno » (Gv 6,37-40)
Il mistero che celebriamo oggi non deve essere separato da quello di ieri. In fondo si tratta di un mistero unico: la Chiesa è fatta di tre stati: trionfante, purgante e pellegrinante (o militante). Non è come una qualunque associazione umana. Non è il club “amici di Gesù”… In una qualunque associazione quando si muore si viene eliminati dai registri. Tutt’al più, se ci si è particolarmente distinti (lasciando magari qualche offerta cospicua…), ci si merita una targhetta piazzata da qualche parte “in memoria” ad arrugginire tranquillamente. La Chiesa non è così: è una realtà viva, che va oltre i confini della morte. Ieri abbiamo celebrato la Chiesa di coloro che sono arrivati alla meta: la Chiesa “trionfante”. Oggi consideriamo la Chiesa di coloro che sono ancora in viaggio: la Chiesa purgante. Non dobbiamo assolutamente dimenticare l’unità dell’insieme: tutti siamo in cammino verso la santità. È questa l’unità profonda che lega vivi e defunti. Diventare santi non è facoltativo: o lo realizziamo di qua o lo realizzeremo di là. Con una differenza però: in questo tempo è più facile… « Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! » (Mt 5,25-26). Qui possiamo scegliere in ogni momento di fondare ogni nostra azione sull’amore di Gesù e sulla sua misericordia. « Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. Ma se l’opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco » (1Cor 3,10-15). Quando il Signore si manifesterà a noi in pienezza, il suo amore brucerà ogni cosa: legno, fieno, paglia saranno ridotti in cenere… Resterà solo ciò che era ben costruito sul fondamento. « Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà » (1Pt 1,6-7). Facciamo ogni giorno il nostro esame di coscienza come una bellissima preghiera davanti al Signore. Esaminiamo ora le nostre azioni e vediamo ora qual’è stato il loro fondamento. Le abbiamo fatte per Lui? Rimarranno. Le abbiamo fatte per motivi solo umani? Per nutrire il nostro egoismo, per far piacere alla gente, per soldi, per orgoglio, per lussuria… Finirà tutto in cenere. Che cosa ci unisce ai nostri cari defunti? Questo unico fondamento. La vicenda però è in corso e possiamo – misteriosamente ma realmente – collaborare. Noi possiamo aiutarli nel loro travaglio, pregando, intercedendo, offrendo. Loro lo fanno nei nostri confronti. Il mistero dell’amore vero e autentico continua ad essere all’opera, oltre i confini della morte. « Perché, se [Giuda Maccabeo] non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli pensava alla magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato » (2Mac 12,44-45). Oltre questa vita visibile, con i suoi impegni, appuntamenti, preoccupazioni, c’è un cantiere invisibile molto indaffarato. Viverlo con consapevolezza vuol dire capire ben più in profondità la vita che stiamo vivendo.
Don Piero Cantoni