
La storia di un genocidio dimenticato
La spartizione dell’Africa da parte delle principali potenze europee, sancita dalla Conferenza di Berlino del 1884-1885, ha conosciuto un’attuazione tutta particolare in Congo, tale da costituire un unicum nell’ambito della colonizzazione del continente nero. La sua unicità risiede nel fatto che, a differenza di quanto avvenuto altrove, essa non venne attuata da uno Stato sovrano, seppure in regime di sub-appalto a Compagnie private, a cui era demandato lo sfruttamento dei territori, ma come possedimento privato di una singola persona: Leopoldo II, Re del Belgio (1835-1909). Come ciò sia potuto avvenire ha del sorprendente.
Punto di partenza fu la casuale scoperta del ricco bacino del Congo nel 1875, su cui ancora nessuno Stato europeo aveva posto gli occhi, nè vantato pretese, che suscitò l’interesse del sovrano belga, stimolandone le brame. Peraltro, l’evidente sproporzione tra l’immensa estensione del Congo e le ridotte dimensioni del Belgio rendevano impensabile che il suo possesso potesse ottenere il riconoscimento internazionale.
Per questo motivo Leopoldo II mise in atto una strategia, tanto scaltra quanto spregiudicata, volta ad aggirare l’ostacolo. A tal fine vestì i panni del magnate filantropo, desideroso di promuovere il progresso, la ricerca scientifica, il contrasto alla piaga della schiavitù. In tale prospettiva organizzò nel 1876 il Congresso Geografico di Bruxelles, con l’obiettivo di creare una “commissione internazionale di esplorazione e civilizzazione dell’Africa centrale”, con finalità di studio geografico e promozione umana, nel cui ambito conobbe ed ingaggiò, assumendolo, il più famoso esploratore del momento: Henry Morton Stanley (1841-1904), a cui affidò l’esplorazione del bacino del Congo. Forte dell’ottenuto accreditamento internazionale quale genuino e disinteressato filantropo, nell’arco di dieci anni Leopoldo II riuscì nei suoi intenti: ottenendo nel 1885 il riconoscimento dello Stato Libero del Congo, entità formalmente indipendente dal Belgio, perché frutto di innumerevoli fittizie cessioni di territori da parte dei capi delle varie tribù indigene ad un’associazione privata il cui presidente, manco a dirlo, era lo stesso sovrano. Da questo escamotage scaturì la natura privata e personale dell’immenso possedimento, che diede il via ad uno sfruttamento la cui intensità è difficilmente immaginabile.
Il libro di Adam Hochschild ricostruisce analiticamente, col supporto di parecchio materiale documentale, la genesi e la realizzazione di quello che fu un autentico dramma, che si consumò nell’arco di 23 anni, il tempo intercorrente tra la nascita dello Stato Libero del Congo ed il trasferimento finale del suo controllo al parlamento belga nel 1908.
Durante questo periodo, in cui Leopoldo II aveva governato personalmente la colonia, avvalendosi del supporto di una milizia indigena privata: la Force Publique, controllata da ufficiali e funzionari europei privi di scrupoli, lo sfruttamento della colonia – rivolto soprattutto alla raccolta del caucciù, la preziosa gomma naturale sempre più richiesta dalle industrie europee – assunse connotati spietati. A questo business furono sacrificate, nel letterale senso del termine, le popolazioni congolesi, sottoposte ad un asservimento e ad orrori difficilmente immaginabili.
Donne e bambini catturati e tenuti in ostaggio, per costringere i maschi a raccogliere nella foresta la preziosa linfa dagli alberi; uccisione di uno o più membri della famiglia quando le quote di raccolto non venivano rispettate; mutilazioni dei raccoglitori meno performanti, oppure di quelli che per massimizzare il raccolto avevano reciso le liane, che poi avrebbero impiegato anni a ricrescere. L’entità del genocidio congolese è impossibile da quantificare, stante l’assenza di un conteggio analitico a riguardo, anche se sono numerose le testimonianze e i documenti che attestano l’efferatezza con cui questo venne consumato, rese soprattutto dai missionari o da qualche funzionario che la coscienza aveva fatto rinsavire. Siamo comunque nell’ordine di svariati milioni di persone, a cui devono aggiungersi quelle che riuscirono a riparare fuori dai confini dello Stato Libero del Congo. L’effetto pratico più evidente fu il crollo demografico nell’intera area, la cui inversione di tendenza dovrà aspettare decenni per manifestarsi, fino all’ottenimento dell’indipendenza nel 1960.
Categoria: Saggio
Autore: Adam Hochschild
Pagine: 480 pp
Prezzo: € 13,99
Anno: 2022
Editore: Garzanti
Città: Milano
EAN: 9788811006909