Perché maltrattiamo la terra? Perché spogliamo i nostri fratelli del necessario? Perché abbiamo smarrito Dio, abbiamo voluto agire senza e contro di Lui.
di Michele Brambilla
Nel corso dell’udienza generale del 26 agosto, Papa Francesco ripete ancora una volta che «la pandemia ha messo in rilievo e aggravato i problemi sociali, soprattutto la disuguaglianza». Come afferma il Pontefice, «alcuni possono lavorare da casa, mentre per molti altri questo è impossibile. Certi bambini, nonostante le difficoltà, possono continuare a ricevere un’educazione scolastica, mentre per tantissimi altri questa si è interrotta bruscamente. Alcune nazioni potenti possono emettere moneta per affrontare l’emergenza, mentre per altre questo significherebbe ipotecare il futuro».
Il Papa vuole approfondire proprio le origini di questa disparità: «questi sintomi di disuguaglianza rivelano una malattia sociale; è un virus che viene da un’economia malata. Dobbiamo dirlo semplicemente: l’economia è malata». Questo perché «è il frutto di una crescita economica iniqua – questa è la malattia: il frutto di una crescita economica iniqua – che prescinde dai valori umani fondamentali». Il Santo Padre denuncia: «nel mondo di oggi, pochi ricchissimi possiedono più di tutto il resto dell’umanità. Ripeto questo perché ci farà pensare: pochi ricchissimi, un gruppetto, possiedono più di tutto il resto dell’umanità», condizionandola anche nel modo di pensare. «Questa è statistica pura. È un’ingiustizia che grida al cielo! Nello stesso tempo», riprende il Pontefice, «questo modello economico è indifferente ai danni inflitti alla casa comune», il pianeta, vista solo come un serbatoio di risorse da drenare.
Secondo Francesco, «la disuguaglianza sociale e il degrado ambientale vanno di pari passo e hanno la stessa radice», cioè «quella del peccato di voler possedere, di voler dominare i fratelli e le sorelle, di voler possedere e dominare la natura e lo stesso Dio. Ma questo non è il disegno della creazione». Il dominio dell’uomo sul mondo naturale era stato infatti concepito in maniera completamente diversa: «“all’inizio, Dio ha affidato la terra e le sue risorse alla gestione comune dell’umanità, affinché se ne prendesse cura” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2402). Dio ci ha chiesto di dominare la terra in suo nome (cfr Gen 1,28), coltivandola e curandola come un giardino, il giardino di tutti (cfr Gen 2,15)», in una relazione di reciprocità che vede il Signore al primo posto. Perché maltrattiamo la terra? Perché spogliamo i nostri fratelli del necessario? Perché abbiamo smarrito Dio, abbiamo voluto agire senza e contro di Lui.
Ecco allora la destinazione universale dei beni enunciata dalla dottrina sociale della Chiesa, che parte dal presupposto teologale della sovranità di Dio sull’intero creato. Per realizzare una vera conversione ecologica occorre, allora, ritornare anche al Signore. Il Papa loda pertanto il pellegrinaggio nazionale polacco al santuario di Czestochowa, durante il quale l’episcopato e il popolo della Polonia compiono un nuovo atto di affidamento alla Madonna Nera, ed esorta tutti i fedeli a prestare attenzione al fatto che «domani e dopodomani la liturgia fa memoria di due grandi Santi, santa Monica e suo figlio sant’Agostino, uniti in terra da vincoli familiari ed in cielo dallo stesso destino di gloria. Il loro esempio e la loro intercessione spingano ciascuno ad una ricerca sincera della Verità evangelica» perché, come scriveva proprio il grande dottore della Chiesa, «[…] il nostro cuore non ha posa finché non riposa in Te» (Confessioni I,1).
Giovedì, 27 agosto 2020