Da AsiaNews del 01/03/2021
Le autorità hanno incriminato e incarcerato 47 attivisti democratici con l’accusa di aver “cospirato per commettere atti sovversivi”. Secondo la procura, organizzando le elezioni primarie del fronte anti-governativo essi hanno complottato per abbattere l’esecutivo di Carrie Lam. L’atto di accusa è stato formalizzato oggi davanti alla Corte di West Kowloon: i fermati fanno parte di un gruppo di 53 persone arrestate in gennaio per aver violato la legge sulla sicurezza nazionale voluta da Pechino.
Diverse centinaia di cittadini si sono riuniti all’esterno della Corte per chiedere la liberazione degli imputati. Si tratta della più grande manifestazione pubblica dalla scorsa estate. Alcuni sostenitori democratici hanno cantato lo slogan “liberare Hong Kong è la rivoluzione dei nostri tempi”, ritenuto sovversivo dalle autorità. La polizia ha ordinato ai manifestanti di disperdersi. Sventolando la bandiera viola, le Forze dell’ordine hanno segnalato loro che stavano con ogni probabilità violando la legge sulla sicurezza nazionale; con quella blu che stavano prendendo parte a una riunione pubblica non autorizzata.
Molte personalità del fronte democratico hanno tentato di assistere all’udienza, fra loro il card. Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, lo storico attivista democratico ed ex parlamentare Lee Cheuk-yan e i leader studenteschi Tommy Cheung ed Ernie Chow. Diplomatici di Gran Bretagna, Usa, Canada, Germania, Paesi Bassi e Unione europea non sono riusciti a entrare nell’aula del tribunale. Charles Whiteley, vice capo dell’Ufficio cittadino della Ue, ha espresso preoccupazione per le incriminazioni. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha chiesto invece l’immediato rilascio degli arrestati. In un tweet egli ha scritto che “partecipazione politica e libertà di espressione non sono crimini”.
Osservatori fanno notare che nell’atto di incriminazione la procura non spiega come l’esercizio di diritti previsti dalla Basic Law, la mini-Costituzione locale, possa configurare il reato di sovversione. Per Figo Chan, coordinatore del Civil Human Rights Front, non si può più parlare di “terrore bianco”, con le autorità che usano la legge sulla sicurezza per terrorizzare la popolazione, ma di “vera e propria repressione”.
I 47 accusati erano stati incarcerati a inizio anno, per poi ottenere la libertà su cauzione l’8 gennaio. La loro colpa è di aver cercato di assicurare al fronte anti-governativo 35 o più seggi alle elezioni di settembre (poi rinviate). Esso avrebbe avuto così i numeri per bloccare l’approvazione della legge di bilancio e forzare Lam a dimettersi. In luglio, tutti gli arrestati avevano preso parte o avevano contribuito a organizzare le primarie del campo democratico per concorrere all’imminente rinnovo del Legco, il Parlamento locale.
Fra gli arrestati vi è il giurista Benny Tai, l’architetto delle primarie democratiche e della strategia “35-plus”, che avrebbe dovuto garantire all’opposizione la maggioranza nel Legco. Insieme al magnate pro-democrazia Jimmy Lai e all’attivista Joshua Wong, entrambi già in prigione, Tai è considerato un nemico dalle autorità cittadine e da quelle centrali. Citato dalla rivista filo-Pechino Bauhinia, Xia Baolong ha detto che i tre leader democratici sono “vili elementi anti-cinesi” da “punire in modo severo”. Xia è il direttore dell’Ufficio cinese per gli affari di Macao e Hong Kong.
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