Da Avvenire del 04/11/2021
Maltrattamenti a due bambini di origini nigeriane, fratello e sorella. Maltrattamenti subiti per anni, dal 2013 al 2021, dopo che i servizi sociali del Comune di Torino li avevano affidati ad una coppia di ex affidatarie di minori cui, adesso, i carabinieri hanno notificato due divieti di avvicinamento. Certo è ancora tutto da dimostrare, ma l’ipotesi è quella di forti analogie con quanto accaduto a Bibbiano. Per questo i carabinieri hanno deciso di muoversi.
L’indagine, coordinata dalla procura della Repubblica del capoluogo piemontese, è nata dallo stralcio di un’altra inchiesta del 2019 condotta per verificare le modalità e gli aspetti economici collegati alla custodia e all’affidamento di minori, ma anche, spiegano in una nota proprio i carabinieri del comando provinciale di Torino, per «accertare preoccupanti analogie alle note vicende giudiziarie relative ad affidi di cui si è occupata la procura della Repubblica di Reggio Emilia». E non solo, perché gli investigatori vogliono accertare anche «eventuali responsabilità degli assetti istituzionali coinvolti». Per questo, sono in corso anche «verifiche su dirigenti, funzionari ed assistenti dei servizi territoriali» coinvolti nella vicenda. Ad essere interessata è anche Nadia Bolognini, ex compagna di Claudio Foti, una delle fi- gure-chiave del caso di Bibbiano: i carabinieri hanno perquisito la sua abitazione e l’ufficio, oltre ad aver sequestrato computer, cellulare e tablet. Bolognini, stando a quanto è circolato ieri a Torino, sarebbe indagata per falso ideologico. I due bambini erano stati affidati nel 2013 a una coppia di donne: la loro mamma era stata da poco lasciata dal compagno e aveva gravi difficoltà economiche. C’era stata anche una denuncia – sulla cui fondatezza vi sono ancora dei dubbi – per una presunta violenza sessuale su minori a carico dell’uomo. L’ipotesi degli inquirenti è che i bambini, nel corso dell’affido, avessero subito dei condizionamenti di natura psicologica riconducibili al reato di maltrattamenti. La Procura aveva chiesto il divieto di avvicinamento un anno fa, ma il provvedimento è stato disposto solo nei giorni scorsi. Intanto però il Tribunale per i minorenni aveva disposto il trasferimento dei bambini in una comunità. La coppia di donne aveva presentato un ricorso che sarà esaminato nella primavera del 2022. Il possibile coinvolgimento delle istituzioni, intanto, provoca la reazione dell’amministrazione comunale e della politica in generale. «Sarebbe meglio evitare di evocare analogie con il cosiddetto ‘caso Bibbiano’, utili a costruire polveroni mediatici ma non a risolvere eventuali problemi» ha detto Jacopo Rosatelli, assessore comunale alle politiche sociali, che in una nota ha confermato «la mia fiducia nell’operato dei servizi sociali di Torino. Fiducioso nell’operato della magistratura e delle forze di polizia, invito tutti, e specialmente i rappresentanti delle istituzioni, ad evitare ogni strumentalizzazione politica dei fatti». Una risposta anche a quanto affermato da Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia) assessore regionale agli affari legali, che sempre ieri ha commentato: «Finalmente si accende anche a Torino un faro degli inquirenti sul sistema piemontese dell’allontanamento dei minori, che sono convinto essere peggiore dell’orrore già emerso a Bibbiano». Silvio Magliano, capogruppo dei Moderati in Consiglio regionale del Piemonte, ha aggiunto: «Non si usi l’inchiesta a pretesto per costruire ad arte la narrazione di un sistema corrotto ». Per Licia Ronzulli (Forza Italia) presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia, è invece giunto il momento di «dire basta allo strapotere dei servizi sociali».