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“I consigli di un vescovo per i cattolici in politica”

26 Gennaio 2020 - Autore: Marco Invernizzi

Marco Invernizzi da Tempi di gennaio 2020

Cattolici e politica: se ne riparla ultimamente, spesso a sproposito. Ne ha scritto invece con profitto il vescovo di Reggio Emilia, monsignor Massimo Camisasca, nel documento I cattolici italiani e la politica uscito per la festa patronale della città, il 24 novembre scorso. Provo a ripercorrerne le tappe. Innanzitutto, una lunga ricostruzione storica per mostrare come il cristianesimo sia la religione dell’incarnazione, e quindi abbia un’attenzione privilegiata per l’uomo, anche nella sua dimensione pubblica. Da qui la riflessione sulle parole di Gesù che hanno una implicazione politica, come per esempio nel caso del celebre «date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio», che fonda la distinzione fra i due poteri, temporale e spirituale, entrando in conflitto con le culture dominanti nell’antichità che al contrario li sovrapponevano. Camisasca si sofferma sull’Editto di Milano con cui nel 313 l’imperatore Costantino introduce il principio della libertà religiosa all’interno dell’impero romano, dichiarando la liceità dell’opera evangelizzatrice della Chiesa.

Dopo la fine delle persecuzioni, il cristianesimo si diffuse in tutti i territori imperiali e divenne la religione ufficiale, senza peraltro mai ritornare alla situazione teocratica precedente il 313. Il cristiano, scrive il vescovo, rifiuta «sia il desiderio di una fuga dal mondo, dichiarato irrimediabilmente corrotto e corruttore, sia l’ottimismo acritico che assume come criterio della propria fede la cultura e i fenomeni sociali del tempo». Con la Riforma e le guerre di religione e con l’Illuminismo del Settecento, la cristianità lasciò il posto all’epoca moderna, dove la fede venne ridotta a esperienza individuale. Fu in questo contesto che, nella seconda metà del XIX secolo, il magistero pontificio fornì ai suoi fedeli una serie di indicazioni su come affrontare le nuove situazioni che si erano prodotte dopo le rivoluzioni e di fronte agli Stati nazionali. Questo sforzo prese il nome di dottrina sociale della Chiesa, che vale ancora oggi come riferimento per l’azione pubblica dei cattolici, perché «è capace di leggere e interpretare analiticamente questo nostro momento storico e le vicende che lo attraversano».

Ed eccoci al tema della presenza dei cattolici nella vita pubblica italiana dopo l’unità: è richiamato il periodo del non expedit e il ruolo dei cattolici intransigenti del periodo dell’Opera dei congressi (1874-1904) per arrivare fino alla nascita del Partito popolare di don Luigi Sturzo, nel 1919. Il testo si sofferma sulla nascita della Dc dopo il ventennio fascista, all’interno della quale operarono le diverse anime del cattolicesimo del periodo, un partito di ispirazione cristiana sostenuto dalla gerarchia, come dimostrazione dell’attenzione che la Chiesa aveva per la nazione italiana dopo che l’unificazione del Risorgimento era avvenuta «attraverso un’emarginazione di quel legame fra fede cattolica e identità nazionale che aveva costituito la storia e l’anima più profonda e più condivisa del Paese fin dal medioevo». Un cenno viene anche riservato alla fine della Dc dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, che lascia un vuoto colmato durante il pontificato di san Giovanni Paolo II e dall’opera del cardinale Camillo Ruini. Ruini lancerà un progetto culturale ispirato alla “nuova evangelizzazione” che cercherà di aggregare le forze sui «temi fondamentali della vita, del lavoro, della dignità umana, della famiglia». Tuttavia, rileva Camisasca, questo lavoro non ha prodotto l’effetto sperato di fare nascere espressioni politiche conseguenti.

Si giunge così al pontificato di Francesco, che sollecita i cattolici a impegnarsi nella vita pubblica per il bene comune e in questa prospettiva il vescovo conclude il suo intervento con una serie di proposte, anzitutto rivolte alla sua diocesi ma valide per ogni cattolico italiano, che vorrebbero partire dal radunare «i politici credenti per parlare della fede».

Sarà possibile ritrovare un’unità di intenti attorno al Compendio della dottrina sociale della Chiesa, il testo elaborato dal Pontificio consiglio della giustizia e della pace nel 2004, a cui Camisasca fa riferimento? Vedremo. Intanto usiamo questo documento, leggiamolo e studiamolo, e facciamolo conoscere, avviando intorno a esso, dove possibile, degli incontri pubblici fra le diverse realtà del mondo cattolico.

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Info Marco Invernizzi

Marco Invernizzi nasce a Milano nel 1952. Nel 1977 si laurea in filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi su Il periodico "Fede e Ragione" nell'ambito della storia del Movimento Cattolico italiano dal 1919 al 1929, relatore il professor Luigi Prosdocimi. Dopo gli studi universitari continua ad approfondire, in modo non puramente intellettualistico - dal 1972 milita in Alleanza Cattolica, della quale è stato responsabile per la Lombardia e per il Veneto fino al 2016-, le vicende del movimento cattolico in Italia. Ha pubblicato, fra l'altro, L'Unione Elettorale Cattolica Italiana. 1906-1919. Un modello di impegno politico unitario dei cattolici(Cristianità, Piacenza 1993); La Chiesa, la politica, il potere attraverso i secoli (contributo a Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia, a cura di Franco Cardini, Piemme, Casale Monferrato 1994); e, con altri, I Papi del nostro secolo, parte prima Da Leone XIII a Pio XII (Italica Libri/Editoriale del Drago, Milano 1991); e Guida introduttiva alla storia della Chiesa cattolica (Mimep-Docete, Pessano [Milano]). Collabora a Cristianità e ad altre riviste e quotidiani. Dal 1989 conduce a Radio Maria la trasmissione settimanale La voce del Magistero. Nella linea di quanto già edito si pone Il movimento cattolico in Italia dalla fondazione dell'Opera dei Congressi all'inizio della seconda guerra mondiale (1874-1939), un'opera di sintesi in cui viene ripercorsa la storia del movimento cattolico, con particolare attenzione alle sue espressioni politiche, dalla Breccia di Porta Pia alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Dal 28 maggio 2016 è Reggente Generale di Alleanza Cattolica.

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