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“Era meglio se i miei trovavano un cadavere e non una schiava stuprata”

30 Luglio 2021 - Autore: Alleanza Cattolica

Da ilFoglio del 27/07/2021

Roma. Più di mille ragazzi e ragazze sono stati rapiti in una sola regione della Nigeria da dicembre, scrive Libération, che questa settimana dedica loro un’inchiesta. Una di loro ha appena parlato al vertice internazionale sulla libertà religiosa a Washington alla presenza dell’ex segretario di stato Mike Pompeo e dell’ex ambasciatrice americana all’Onu Samantha Power. 

Joy Bishara è cresciuta nella città di Chibok, nel nord della Nigeria. E’ una delle 276 ragazze cristiane rapite dal gruppo terroristico islamista Boko Haram dalla loro scuola nel 2014. “Hanno bruciato l’intera scuola e ci hanno portato via da Chibok. Ero felice che gli studenti maschi non fossero a scuola, perché Boko Haram uccide tutti gli uomini”. Mentre era nel camion, Bishara ha pensato: “Se non salto fuori, non so cosa mi faranno. Anche se morissi, ho pensato, almeno qualcuno riuscirà a trovare il mio cadavere. Ho deciso che sarebbe stato meglio se i miei genitori avessero trovato il mio cadavere piuttosto che sapere che ero stata violentata, picchiata e ridotta in schiavitù per tutta la vita. Non avevamo commesso alcun crimine”. Se non quello di essere cristiani. 

Della sua testimonianza parla anche Newsweek. Un altro relatore al convegno, il sacerdote cattolico Joseph Fidelis di Maiduguri, l’epicentro delle violenze di Boko Haram e dello Stato islamico, ha raccontato delle donne violentate, mutilate e bruciate in attacchi contro fattorie, scuole e villaggi cristiani. 3.462 il numero di cristiani uccisi già nei primi 200 giorni dell’anno.

John Joseph Hayab, segretario a Kaduna della sezione dell’Associazione cristiana della Nigeria, parla di “pulizia religiosa”. E come non pensarci ascoltando la testimonianza di Mariam Ibrahim, cristiana condannata a morte, un anno in carcere in Sudan, accusata di apostasia dall’islam, incatenata al pavimento della sua cella, dove ha dato alla luce un figlio.

Il Comitato internazionale sulla Nigeria, in collaborazione con l’Organizzazione internazionale per la costruzione della pace e la giustizia sociale, ha appena pubblicato un rapporto devastante sulla persecuzione religiosa in Nigeria. Il rapporto, intitolato “Nigeria’s Silent Slaughter”, rivela che dal 1° gennaio 2000 al 31 gennaio 2020 ci sono stati 96.309 morti totali in Nigeria. “Le vittime nigeriane sono costrette a convertirsi all’islam o rischiano di essere uccise, violentate o sottoposte a raccapriccianti atti di tortura. Tre vittime su quattro dei Fulani erano cristiane. 13 mila chiese sono state distrutte”. Anche la Società internazionale per le libertà civili e lo stato di diritto ha presentato il suo nuovo rapporto. 

Nei primi sei mesi dell’anno siamo soltanto a sessantotto morti in meno rispetto al totale di cristiani uccisi in tutto il 2020 (3.530). Si stima inoltre che il numero di chiese distrutte e bruciate da gennaio a oggi sia di 300, con almeno dieci sacerdoti uccisi dai jihadisti. 

Il vescovo nigeriano Matthew Kukah si è appena rivolto alla Commissione affari esteri del Congresso degli Stati Uniti raccontando quanto sta avvenendo nel suo paese. “Oltre all’eliminazione fisica dei missionari cristiani, altre strategie adottate nella persecuzione dei cristiani sono la distruzione di chiese, scuole, conventi e strutture sanitarie in tutto il paese. In alcune diocesi, i sacerdoti hanno dovuto lasciare le parrocchie dopo che erano state distrutte e le comunità saccheggiate. Ragazze cristiane sono state trasformate in schiave sessuali, costringendole a matrimoni e conversioni forzate all’islam”. Black Christian Lives Matter!

DI GIULIO MEOTTI 

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