di Marco Respinti, pubblicato su “la bianca torre di Ecthelion” il 26 luglio 2017
«Punire i malvagi»: lo scopo dell’attivismo omosessualista (per lo meno di una parte decisiva di esso) è questo, altro che uguaglianza, tolleranza e diritti. A dirlo ‒ al rotocalco Rolling Stone ‒ è stato Tim Gill, 63enne imprenditore informatico, miliardario, omosessuale “sposato” con Scott Miller, attivista LGBT tra i più noti degli ultimi decenni, famoso per avere donato alla causa omosessualista più dollari lui di chiunque altro, stimatissimo da Joe Biden, l’ex vicepresidente degli Stati Uniti, cattolico, al tempo di Barack Obama. Ovviamente, «i malvagi» sono quei cristiani che invocano il diritto alla libertà religiosa per proteggersi dall’attacco di quelli che, secondo Gill, sarebbero invece “i buoni”.
Uno potrebbe dunque legittimamente pensare che adesso Gill sia andato in pensione, ma non è affatto così. Il miliardario gay è oggi più attivo che mai e si concentra tutto appunto sui “cattivi”, per esempio cercando di demolire l’obiezione di coscienza che la legge garantisce a chi non cede, per motivi religiosi o morali, alla dittatura del gender. E cioè ordini religiosi così reazionari da ritenere ancora che i maschi siano diversi dalle femmine anche nei bagni o nelle palestre; business cristiani come Holly Lobby; fioriste, come Barronelle Stutzman di Richland, nello Stato di Washington, pesantemente multata per non avere voluto vendere fiori per “nozze” LGBT; o pasticcieri che si rifiutano di confezionare torte per la “cerimonia” come i coniugi Aaron e Melissa Klein di Gresham, in Oregon, e Jack Phillips di Lakewood, in Colorado, il cui caso pende ora davanti alla Corte Suprema di Washington. Gill li definisce la «Destra religiosa che all’equiparazione matrimoniale ha risposto raddoppiando i propri sforzi», recentemente galvanizzata dall’elezione di Donald J. Trump «[…] che ha riempito la propria Amministrazione di conservatori schierati a difesa del matrimonio tradizionale», ma la cosa più triste è che a questa retorica bolsa qualcuno, anche altolocato, anche nel mondo cattolico, abbocca.Ebbene, alla causa gay e trans il fantastiliardario americano (che presiede la Gill Foundation, la Gill Action e l’organizzazione OutGiving) ha regalato la favolosa cifra di 422 milioni di dollari in gran parte spesi per il riconoscimento del “matrimonio” omosessuale. Come scrive Andy Kroll su Rolling Stone, «le impronte di Gill stanno su quasi tutte le grandi vittorie ottenute lungo la strada per il matrimonio, dalla sentenza nel caso Goodridge v. Dept. of Public Health del 2003, che ha fatto del Massachusetts il primo Stato nordamericano a consentire il matrimonio fra persone dello stesso esso, alla decisione presa vent’anni dopo della Corte Suprema federale nel caso Obergefell v. Hodges, che lo ha legalizzato in tutti i 50 Stati».
L’obiettivo della prossima campagna del ricco generale Gill sono dunque gli Stati del Sud, dove sembra che vivano un terzo degli LGBT statunitensi in assenza spesso quasi totale di protezioni legali contro le “discriminazioni”; è esattamente qui che Gill intende spendere «[…] fino all’ultimo dollaro che sta nella casse delle [sue] fondazioni». Lucido, parla apertamente di «[…] educare ogni singola generazione» affinché il “bigottismo” «[…] non torni a insinuarsi strisciante nella nostra società». Per lui, dunque, «[…] il lavoro non è mai finito». Ma per altri, autorevoli appunto, anche nel mondo cattolico, il pericolo imminente sono invece i cristiani, cattolici e non, che ogni dì vengono schiaffeggiati dalle mazzette di dollari del gayliardario Tim Gill.