Da Avvenire del 13/10/2021
I taleban continuano a fare il doppio gioco, mostrando a parole buone intenzioni, per agire poi in un altro modo. Il ministro degli Esteri Amir Khan Muttaqi ha chiesto ieri alla comunità internazionale di collaborare con i nuovi governanti di Kabul e soprattutto di non aspettarsi che essi facciano in pochi mesi le riforme che i precedenti governi non sono stati in grado di attuare in 20 anni. «In Afghanistan – ha detto Muttaqi – abbiamo cercato di creare una struttura istituzionale che risponda alle necessità del Paese e che sia allo stesso tempo in grado di rispondere alle richieste della comunità internazionale. Tuttavia non è giusto che ci venga fatta pressione e ci venga chiesto di realizzare in due mesi riforme che il precedente governo, che aveva molte risorse finanziarie e un forte sostegno internazionale, non è stato in grado di realizzare in 20 anni». Sulla questione sicurezza, il ministro ha detto che le forze taleban hanno il pieno controllo del Paese rispetto alla minaccia posta dal Isis-K (Daesh). «Finora la questione Daesh è stata controllata molto bene dall’Emirato Islamico », ha detto, aggiungendo che «invece di fare pressioni, il mondo dovrebbe collaborare con noi». Il ministro, che guida da venerdì la prima visita all’estero di una delegazione governativa, ha aggiunto che «l’Afghanistan ha lanciato un messaggio di apertura a tutto il mondo. Non vogliamo interferire negli affari interni degli altri e ci aspettiamo il medesimo atteggiamento nei nostri confronti».
Per «interferenza» nei propri affari i taleban intendono sicuramente astenersi da ogni critica contro il ripristino di norme che violano i diritti umani. Perché se i due mesi al potere sono effettivamente pochi per completare le riforme, così non è stato per le misure che vanno nel senso opposto. I taleban non hanno perso tempo per imporre limitazioni al lavoro delle donne, all’istruzione delle ragazze, alla libertà di espressione e al diritto di manifestare. Tre settimane fa, inoltre, il responsabile delle carceri afghane ha affermato che il governo di Kabul è deciso a riprendere le esecuzioni dei condannati per omicidio e le amputazioni delle mani e dei piedi dei condannati per furto, e che si sta discutendo se le condanne saranno eseguite in pubblico o meno. La vicedirettrice di Amnesty International per l’Asia meridionale ha fatto un lungo elenco di violazioni, affermando che fino a qui «i taleban hanno dimostrato che non sono seri quando parlano di diritti umani». «Dato il predominante clima di paura e il blocco di Internet disposto dai taleban – ha aggiunto Sinushika Dissanayake – è probabile che quanto finora emerso sia una piccola parte di ciò che sta avvenendo».
L’ultima «ingerenza» negli affari afghani è arrivata ieri dal Grande imam di al-Azhar, la massima autorità dei musulmani sunniti. Lo sceicco Ahmad al-Tayyeb ha chiesto sul suo profilo Twitter in lingua pashto di «adottare tutte le misure atte a garantire il diritto delle ragazze all’istruzione».