Da “Libero” del 12 gennaio 2017. Foto da Wikimedia Commons
Max Impact. No, non è il nuovo film sparatutto con Bruce Willis, Steven Seagal o Chuck Norris, ma il nome di una rock band americana.
Militare e istituzionale. Nel senso che è la rock band ufficiale delle Forze Aeree degli Stati Uniti. In tutto sono sei elementi: il sergente capo anziano Matthew Ascione alla chitarra, il sergente capo David E. Foster al basso, il sergente tecnico (un grado in uso solo negli USA) Gabriel M.
Staznik alla batteria, il sergente capo Jonathan S. McPherson alle tastiere e i due vocalist, il sergente capo anziano Ryan Carson più il sergente tecnico Nalani Quintello, donna e di colore. Sembra un fake, con gl’ immancabili «Kowalski», «O’ Hara» e «Santiago» di ogni fiction a stelle e strisce, ma è tutto vero. Sono la risposta patriottica al disfattismo di chi brucia le bandiere e ai liberal che spernacchiano i servicemen.
Ovvio, tutti i corpi militari di tutti i Paesi del mondo hanno la loro bella banda musicale, ma l’ Aviazione americana ha voluto strafare. Ne ha infatti sei, tutte riunite in un network chiamato «The United States Air Force Band» di stanza nella base di Anacostia-Bolling, qualche miglio a sudest della capitale Washington.
Formato originariamente nel 1941 e istituzionalizzato nel 1947, è il network musicale militare più giovane del Paese. Le sue sei articolazioni sono la Banda concertistica, i «Sergenti cantanti», gli «Airmen of Note» che suonano jazz, gli «Archi delle Forze Aeree», gli «Ottoni da cerimonia» e appunto i rockettari di Max Impact. Uno dei loro hit più popolari e suggestivi è la ballata country-rock American Airman, il cui testo è costruito sulla falsariga del «Credo dell’ aviatore», voluto nel 2007 dal Capo di Stato maggiore delle Forze Aeree statunitensi, generale T. Michael Moseley. «Gli Stati Uniti sono il Paese della libertà», cantono convinti i Max Impact, «ed è così soltanto perché ci siamo tu e io». Innegabile. «Sono la sentinella e il vendicatore/ La spada e lo scudo della mia nazione./ Difendo il mio paese con la mia vita». Impeccabile.
Marco Respinti