Da La bianca Torre di Ecthelion del 05/11/2018. Foto da articolo
Non dovrebbero esserlo, ma inevitabilmente le elezioni di “medio termine” di domani saranno un referendum su Donald J. Trump, visto che da mesi i Democratici spingono la propaganda in questa direzione. Gli americani voteranno per rinnovare, come ogni due anni, il Congresso federale, eleggendo tutti i 435 deputati della Camera e circa un terzo dei senatori, 35. I Repubblicani stringono i denti facendo quadrato: se infatti perdessero, la loro attività legislativa si arenerebbe. Invece i Democratici, che non hanno mai sul serio accettato l’elezione di Trump, visto che non sempre possono dirlo apertamente, continuano a mandare avanti i pasdaran delle piazze per cercare di sabotare quello che sprezzantemente chiamano “populismo” con quella che è solo demagogia. Domani sarà quindi il grande giorno per vedere se la gramigna seminata in due anni avrà attecchito.
I sondaggi danno da tempo i Democratici favoriti, almeno alla Camera; e con un Senato dove la maggioranza Repubblicana è risicatissima, gli asini (l’asino è il simbolo del Partito Democratico) scalpitano. Ma tutti sanno che i sondaggi sono un’arma impropria: anzitutto proprio negli Stati Uniti, dove due anni fa accadde l’impensabile, ovvero quello che i sondaggisti abituati solo a guardare la propria immagine allo specchio non hanno saputo vedere nell’elettorato vero. E infatti il vantaggio dei Democratici, secondo alcuni granitico, si assottiglia. A 48 ore dal voto, un’analisi del quotidiano The Washington Post e dell’emittente televisiva Abc ha messo in luce che il 50% degli elettori registrati (negli Stati Uniti per votare ci si registra volontariamente) alla Camera voterà i Democratici contro un 43% che sceglierà i Repubblicani. Per vincere ovviamente è poco, ma significa che i Repubblicani sono 11 punti più su di quanto registrato da un analogo sondaggio realizzato in settembre e addirittura 14 rispetto ad agosto. L’emittente televisiva Fox News, che non solo sta dalla parte dei Repubblicani ma ha il polso della base elettorale conservatrice, ripete cose simili da circa una settimana. Raglia bene chi raglia ultimo.
Marco Respinti