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I talenti dei nonni

27 Luglio 2021 - Autore: Michele Brambilla

Ogni albero ha le sue radici

di Michele Brambilla

Il 25 luglio, nella prima Giornata dei nonni e degli anziani indetta da Papa Francesco, il Santo Padre pronuncia l’Angelus al termine di una grande Messa, celebrata in S. Pietro da mons. Rino Fisichella. Il Pontefice riassume in questo modo il senso della giornata: «chiedo al Signore che questa festa aiuti noi che siamo più avanti negli anni a rispondere alla sua chiamata in questa stagione della vita, e mostri alla società il valore della presenza dei nonni e degli anziani, soprattutto in questa cultura dello scarto». Il Papa esclama: «i nonni hanno bisogno dei giovani e i giovani hanno bisogno dei nonni: devono colloquiare, devono incontrarsi! I nonni hanno la linfa della storia che sale e dà forza all’albero che cresce», dato che rappresentano il legame con le nostre radici culturali e la continuità tra le generazioni. Francesco ribadisce il concetto con una citazione: «mi viene in mente – credo che l’ho citato una volta – quel passo di un poeta: “Tutto quello che l’albero ha di fiorito viene da quello che è sotterrato”. Senza il dialogo tra i giovani e i nonni, la storia non va avanti, la vita non va avanti: c’è bisogno di riprendere questo, è una sfida per la nostra cultura» contemporanea, che in alcuni casi (si pensi alla cosiddetta “cancel culture”) vorrebbe persino distruggere l’eredità del passato. Senza la consapevolezza delle proprie radici culturali non c’è autentico sviluppo. 

Pensieri non molto lontani dal nocciolo della pagina evangelica assegnata alla XVII domenica del Tempo ordinario: «il Vangelo della liturgia di questa domenica narra il celebre episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, con cui Gesù sfama circa cinquemila persone venute ad ascoltarlo (cfr Gv 6,1-15). È interessante vedere come avviene questo prodigio: Gesù non crea i pani e i pesci dal nulla, no, ma opera a partire da quello che gli portano i discepoli. Uno di loro dice: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?” (Gv 6,9)». Dio, per fare un miracolo, chiede la collaborazione dell’uomo senza idealizzarlo, ma prendendolo così com’è. I pani e i pesci di quel giovane diventano, così, la metafora dei talenti che ognuno di noi possiede, ma non riesce a realizzare pienamente senza l’ausilio della Grazia. «È un grande insegnamento per noi», osserva il Pontefice: «ci dice che il Signore può fare molto con il poco che gli mettiamo a disposizione. Sarebbe bello chiederci ogni giorno: “Oggi che cosa porto a Gesù?”. Lui può fare molto con una nostra preghiera, con un nostro gesto di carità per gli altri, persino con una nostra miseria consegnata alla sua misericordia». Come non pensare proprio ai nonni e alle nonne, che si mettono a disposizione dei familiari, delle parrocchie e delle associazioni di volontariato con autentico spirito di abnegazione? Come non pensare, anche, ai tanti bambini che nel mondo non hanno il necessario di cui vivere? «È stato calcolato – ufficialmente – che ogni giorno nel mondo circa settemila bambini sotto i cinque anni muoiono per motivi legati alla malnutrizione, perché non hanno il necessario per vivere. Di fronte a scandali come questi», asserisce il Papa, «Gesù rivolge anche a noi un invito, un invito simile a quello che probabilmente ricevette il ragazzo del Vangelo, che non ha nome e nel quale possiamo vederci tutti noi: “Coraggio, dona il poco che hai, i tuoi talenti, e i tuoi beni, mettili a disposizione di Gesù e dei fratelli. Non temere, nulla andrà perso, perché, se condividi, Dio moltiplica. Scaccia la falsa modestia di sentirti inadeguato, fidati. Credi nell’amore, credi nel potere del servizio, credi nella forza della gratuità”».

«Tutti i grandi protagonisti della Bibbia – da Abramo a Maria fino al ragazzo di oggi – mostrano questa logica della piccolezza e del dono. La logica del dono», rimarca il Santo Padre, «è tanto diversa dalla nostra. Noi cerchiamo di accumulare e di aumentare quel che abbiamo; Gesù invece chiede di donare, di diminuire» il proprio ego per conquistare, attraverso questa donazione, una maggiore consapevolezza di se stessi. In fin dei conti, tutti ci sentiamo molto più gratificati quando vediamo che una nostra opera buona è servita davvero a rendere felici le altre persone. L’egoismo è sterile, mentre la donazione di se stessi porta gioie inaspettate e costruisce rapporti più duraturi. «La Vergine Maria, che ha risposto “sì” all’inaudita proposta di Dio, ci aiuti», allora, «ad aprire il cuore agli inviti del Signore e ai bisogni degli altri».

Martedì, 27 luglio 2021

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