Orazione in difesa dei cristiani
di Leonardo Gallotta
Della vita di Tertulliano (Quinto Settimio Florente) sappiamo ben poco e quel poco lo dobbiamo al De viris illustribus di San Gerolamo. Sappiamo dunque che nacque a Cartagine, figlio di un centurione proconsolare, in una famiglia pagana certamente agiata che ne favorì gli studi di retorica e di diritto. Sappiamo pure che il culmine della sua attività si ebbe sotto il principato di Settimio Severo (193–219) e di Caracalla (211–217) e che morì in età avanzata, per cui la data di nascita può essere fissata poco dopo la metà del II secolo e quella di morte intorno al 230. L’unica data sicura è il 197, anno di pubblicazione dell’Ad nationes e dell’Apologeticum. A qualche anno prima si deve far risalire la sua conversione al cristianesimo, di cui però non conosciamo né caratteristiche né modalità né luogo (forse Roma?).
Ci dice Ettore Paratore “Tutte le opere che ci sono pervenute testimoniano una vita ardente e ricca di contraddittori fermenti, sì da apparire come il prototipo della ribollente, tumultuaria e vivida mentalità africana. Non poteva dunque non gettarsi con fervido abbandono nella nuova gigantesca esperienza religiosa, percorrendo un lungo, tormentoso, arduo cammino, le cui tappe sono segnate dalle sue numerose opere, tutte, quale più quale meno, provviste di un altissimo significato per lo sviluppo della Cristianità occidentale. Per questo Tertulliano, che forse inaugura e certamente conduce al culmine l’apologetica latina, getta, con prorompente genialità, anche le basi della patristica occidentale affrontando alcuni tra i più formidabili problemi del nascente pensiero teologico, quali il problema trinitario, il problema cristologico, il problema del male”.
Si deve dire tuttavia che, come riferisce San Gerolamo, divenuto praesbyter ecclesiae (cioè sacerdote), praticò un eccessivo rigorismo morale che lo allontanò dalla Chiesa, subendo il fascino del montanismo, un movimento ereticale che faceva capo a un prete della Frigia, Montano. Tertulliano aderì al movimento montanista non tanto (probabilmente) perché convinto dal punto di vista dottrinario, ma perché affascinato dal rigorismo morale dei suoi aderenti. Tuttavia, alla fine, andò pure oltre il rigore montanista, fondando una setta che, dal suo nome, fu detta dei tertullianisti. Non è dato sapere se alla fine della sua vita ci sia stato un ravvedimento.
Tertulliano fu uno scrittore prolifico, Compose moltissime opere di cui qualcuna anche in greco, come il De ecstasi in sette libri a noi tuttavia non pervenuta. Anche se una parte della sua produzione è andata perduta, ci rimangono comunque 31 opere.
Veniamo ora a parlare dell’Apologeticum, assieme al quale si deve almeno porre il già citato Ad nationes, di argomento simile, ma meno curato rispetto all’Apologeticum che è invece considerato il capolavoro di Tertulliano. Si tratta di un’orazione, evidentemente fittizia, diretta ai governatori delle province in difesa dei cristiani e del cristianesimo. Come risulta dallo stesso Apologeticum, l’attacco–difesa è condotto sia sul piano giuridico sia su quello morale e politico.
Ai magistrati e ai politici Tertulliano rivolge l’accusa di trattare i cristiani peggio dei criminali che godono di tutte le garanzie previste dal diritto romano, mentre dai cristiani ci si aspetta solo la confessio nominis, non l’examinatio criminis, vale a dire la sola confessione di essere cristiani senza alcuna indagine sui presunti crimini, anche perché gli stessi magistrati dovrebbero ammettere che le accuse fatte sono del tutto infondate.
Dopo la denuncia dal punto di vista giuridico, si passa ad esaminare gli infamanti capi d’accusa rivolti ai cristiani. Durante le riunioni segrete si svolgerebbero dei riti con sacrifici di bambini. Tertulliano dopo aver spiegato che la legge di Dio vieta ogni forma di omicidio, compreso l’aborto, sfida gli accusatori a provare le loro affermazioni. Famosa è la frase “aut eruite, si creditis aut nolite credere qui non eruistis”, cioè “se ci credete dimostratelo o, se non lo avete dimostrato, non credeteci”. Ritorce poi le medesime accuse ai pagani traendo esempi dal mito, ma anche dalla cronaca contemporanea.
Dopo aver contrastato le false dicerie anticristiane, Tertulliano riferisce che cosa fanno veramente i cristiani. I loro ritrovi sono luoghi di riunione ove si leggono le Sacre Scritture per rafforzare la fede attraverso la parola di Dio. Essi vivono nell’amore per Dio, non commettono azioni nefande e mai si sono macchiati di lesa maestà. È pur vero che non accettano la divinità dell’imperatore, ma sono leali e devoti sudditi e pregano per la sua salvezza. Essi sono perseguitati non tanto per colpe reali, ma per il loro estraniarsi dalle feste pagane e dagli spettacoli collettivi. La persecuzione tuttavia non fermerà la diffusione del cristianesimo. L’Apologeticum si conclude quindi con una frase divenuta famosa: “Semen est sanguis christianorum”, ossia “Il sangue dei (martiri) cristiani è seme (di nuovi cristiani)”.
Per concludere dobbiamo chiederci perché l’Apologeticum è da considerarsi il capolavoro di Tertulliano. Certo in quasi tutte le opere si riscontra il suo tipico stile, ma nell’Apologeticum lo troviamo in massimo grado. Tre sono gli elementi da sottolineare: 1) la grande cultura latina e greca; 2) la vis polemica che lo porta quasi sempre prima ad attaccare con forza e poi a difendere; 3) l’eccezionale perizia retorica.
A questo proposito, come ci dice lo studioso di Letteratura latina Giuseppe Casillo, occorre dire che Tertulliano non rifugge da un uso “artistico” del linguaggio e che conosce tutti gli espedienti della scrittura letteraria: le figure di suono, le antitesi, le anafore, la prosopopea e così via, senza dimenticare la cura particolare per le cadenze ritmiche. Il suo periodare poi, ampio ed armonico, si rifà alla migliore tradizione classica, ma è anche frequente l’uso di frasi brevi e concise. Lo stile dell’Apologeticum è vivace e passionale e mette in luce le doti di uno scrittore che sa disinvoltamente passare dai toni seriosi della argomentazioni a quelli polemici e ironici propri del suo animo combattivo.
Sabato, 3 settembre 2022