Il significato religioso e artistico dell’Ultima cena di Leonardo e la ragione dello sdegno per la parodia inscenata nella serata inaugurale delle olimpiadi di Parigi.
di Francesca Morselli
Dopo la parodia del Cenacolo vinciano, inscenata da transessuali e drag queens durante la serata d’inaugurazione delle olimpiadi di Parigi, la famosa opera di Leonardo torna sotto le luci dei riflettori (come dimenticare infatti le, ancora recenti, fantasie blasfeme di Dan Brown nel “Codice Da Vinci”?)
Ma perché proprio “l’Ultima Cena” di Leonardo da Vinci? Cosa rappresenta esattamente questo dipinto?
L’Ultima cena fu dipinta da Leonardo da Vinci (1452-1519) sulla parete del refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano su committenza di Ludovico il Moro (1452-1508). Quando nel 1495, terminata l’opera, la consegnò, i frati rimasero stupiti dalle innovazioni apportate dal pittore. Innanzitutto Leonardo aveva usato una tecnica assolutamente nuova definita “a secco” con pigmenti stesi su uno strato preparatorio di colore bianco, utilizzato per livellare e lisciare la parete e non direttamente sull’intonaco bagnato. Purtroppo questa nuova tecnica non ebbe molto successo visto che, appena finito, il dipinto iniziò a sgretolarsi e ad avere necessità d’interventi di restauro. Ma soprattutto era la scena descritta dall’opera a destare sorpresa, essa infatti non coincideva con le rappresentazioni tradizionali dell’ “ultima cena”, raffiguranti la consacrazione del pane e del vino. Leonardo aveva scelto invece di narrare il momento descritto dal Vangelo di san Matteo in cui Gesù dice agli apostoli “In verità io vi dico uno di voi mi tradirà” (Matteo 26,14-25).
L’ immagine dipinta illustra lo sconvolgimento e le reazioni dei commensali alle parole di Gesù, descrivendo i moti dell’animo e le emozioni degli apostoli che, profondamente turbati, si chiedono chi possa essere il traditore.
L’affresco è commovente ed attuale, affronta in maniera moderna la paura e lo stupore, la disperazione e la rabbia degli apostoli, ognuno con reazioni, espressioni e modi diversi, secondo le caratteristiche individuali che emergono dai Vangeli: Pietro, ad esempio, conosciuto come irascibile, ha già il coltello in mano pronto a colpire.
In mezzo, isolato dal clamore creato dagli apostoli, racchiuso in un triangolo con gli occhi abbassati e le braccia aperte in avanti come se stesse dichiarando che tutto sta avvenendo secondo i piani, è Gesù nella solitudine del dolore di chi sa di essere stato tradito, un dolore umano, sempre attuale, che lo isola degli altri e induce l’osservatore a compatirne il profondo sconforto.
Giuda, per la prima volta in un dipinto che rappresenta l’Ultima Cena, viene raffigurato assieme agli altri apostoli, non isolato come era sempre stato rappresentato, come per farci capire che il suo orribile gesto doveva essere compiuto, mentre stinge tra le mani il fardello della colpa (la bisaccia con i denari).
E’ un’immagine forte e intensa, che rappresenta il momento iniziale della Passione di Cristo, un’immagine iconica che riproduce uno dei fulcri della religione cristiana.
Il dipinto è anche un fulcro dell’arte e della cultura occidentale che mani sapienti hanno saputo rendere viva, mantenendo un dialogo ininterrotto dai tempi di Gesù ad oggi: è la raffigurazione dell’umanità dolente dell’Uomo-Dio attraverso un’opera pittorica magnifica e commovente.
Perciò la parodia di questa immagine così pregnante suscita sdegno. La carica implicita di disprezzo nella parodia di un fatto decisivo della storia umana e della verità di un’opera d’arte spacciata per libertà d’espressione insulta tutti, credenti e non, e non rappresenta né la Francia né gli atleti che hanno partecipato alle olimpiadi.
Sabato, 24 agosto 2024