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Il cocchiere delle virtù

21 Marzo 2024 - Autore: Michele Brambilla

La prudenza nella tradizione filosofica e teologica dell’Occidente, contro ogni tentazione di de-ellenizzare il Cristianesimo. Molto importanti le parole rivolte ai pellegrini polacchi: il Papa sogna una Polonia che testimoni davanti a tutti i popoli il valore intangibile della vita dal concepimento alla morte naturale

di Michele Brambilla

Introducendo l’udienza dedicata alla virtù della prudenza, il 20 marzo, Papa Francesco chiarisce subito che «essa, insieme a giustizia, fortezza e temperanza forma le virtù cosiddette cardinali, che non sono prerogativa esclusiva dei cristiani, ma appartengono al patrimonio della sapienza antica, in particolare dei filosofi greci». Il Papa ribadisce in questo modo l’importanza delle categorie filosofiche greche all’interno del pensiero cristiano, contro le ricorrenti tentazioni de-ellenizzanti.

E sempre per rimanere nella tradizione autentica della Chiesa, «negli scritti medievali, la presentazione delle virtù non è una semplice elencazione di qualità positive dell’anima. Riprendendo gli autori classici alla luce della rivelazione cristiana, i teologi hanno immaginato il settenario delle virtù – le tre teologali e le quattro cardinali – come una sorta di organismo vivente, dove ogni virtù ha uno spazio armonico da occupare. Ci sono virtù essenziali e virtù accessorie, come pilastri, colonne e capitelli. Ecco, forse niente quanto l’architettura di una cattedrale medievale può restituire l’idea dell’armonia che c’è nell’uomo e della sua continua tensione verso il bene».

La prudenza non va confusa con la timidezza o la titubanza. «Essa non è la virtù della persona timorosa, sempre titubante circa l’azione da intraprendere. No, questa è un’interpretazione sbagliata. Non è nemmeno solo la cautela. Accordare un primato alla prudenza significa che l’azione dell’uomo è nelle mani della sua intelligenza e libertà», dice il Pontefice, aggiungendo che «la persona prudente è creativa: ragiona, valuta, cerca di comprendere la complessità del reale e non si lascia travolgere dalle emozioni». «In un mondo dominato dall’apparire, dai pensieri superficiali, dalla banalità sia del bene che del male», evidenzia Francesco, «l’antica lezione della prudenza merita di essere recuperata».

Entrando nello specifico della filosofia scolastica, «san Tommaso» d’Aquino (1224-74), «sulla scia di Aristotele, la chiamava “recta ratio agibilium”. È la capacità di governare le azioni per indirizzarle verso il bene; per questo motivo essa è soprannominata il “cocchiere delle virtù”». Infatti «prudente è colui o colei che è capace di scegliere: finché resta nei libri, la vita è sempre facile, ma in mezzo ai venti e alle onde del quotidiano è tutt’altra cosa, spesso siamo incerti e non sappiamo da che parte andare. Chi è prudente non sceglie a caso: anzitutto sa che cosa vuole, quindi pondera le situazioni, si fa consigliare e, con visione ampia e libertà interiore, sceglie quale sentiero imboccare».

Il Papa ricorda che «“l’ottimo è nemico del bene”. Il troppo zelo, infatti, in qualche situazione può combinare disastri: può rovinare una costruzione che avrebbe richiesto gradualità; può generare conflitti e incomprensioni; può addirittura scatenare la violenza». «La persona prudente sa custodire la memoria del passato, non perché ha paura del futuro, ma perché sa che la tradizione è un patrimonio di saggezza. La vita è fatta di un continuo sovrapporsi di cose antiche e cose nuove, e non fa bene pensare sempre che il mondo cominci da noi, che i problemi dobbiamo affrontarli partendo da zero», dice ancora il Santo Padre. La persona prudente è anche previdente, perché «una volta decisa la meta a cui tendere, bisogna procurarsi tutti i mezzi per raggiungerla», come insegnano numerosi passi dei Vangeli. Dopo averli enumerati, Francesco commenta che è «come dire che Dio non ci vuole solo santi, ci vuole santi intelligenti, perché senza la prudenza è un attimo sbagliare strada». In questo, rammenta ai pellegrini francofoni, abbiamo davanti l’esempio di san Giuseppe, lo sposo di Maria, festeggiato giusto il giorno prima dell’udienza: a lui affida tutti i padri e anche i popoli in guerra.

Particolarmente rilevanti le parole rivolte ai pellegrini polacchi, dato che, «pensando alla vostra patria, vorrei riferirvi il mio sogno, che ho espresso qualche anno fa scrivendo sull’Europa. Che la Polonia sia una terra che tuteli la vita in ogni suo istante, da quando sorge nel grembo materno fino alla sua fine naturale. Non dimenticate che nessuno è padrone della vita, né propria né di quella degli altri», ribadisce il Santo Padre in un momento in cui anche il nuovo governo polacco di Donald Tusk la pensa diversamente.

Giovedì, 21 marzo 2024

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