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Il compimento della Legge è l’amore di Cristo

29 Novembre 2018 - Autore: Michele Brambilla

Di Michele Brambilla

Il freddo costringe, per la prima volta in questo autunno, l’udienza generale del mercoledì a “rintanarsi” nell’Aula Nervi del Vaticano. La minore distanza tra il trono papale e la folla dei fedeli permette, ad un certo punto, l’invasione del palco papale da parte di due simpatici fratellini, di cui uno autistico.

La catechesi del 28 novembre di Papa Francesco avvia un nuovo ciclo, dedicato al compimento della Legge mosaica (condensata nel Decalogo) in Gesù Cristo, che ci dona «[…] la gioia di Dio di amarci e la nostra gioia di essere amati», come sperimentano comunemente proprio i bambini. L’amore autentico, oblativo, non guarda alla perfezione formale/estetica del gesto, come era spessissimo nell’Antico Testamento, ma cerca soprattutto di far emergere la sostanza. Il Papa rammenta che già nella trattazione dei Dieci Comandamenti «siamo partiti dalla gratitudine come base della relazione di fiducia e di obbedienza: Dio, abbiamo visto, non chiede niente prima di aver dato molto di più. Egli ci invita all’obbedienza per riscattarci dall’inganno delle idolatrie che tanto potere hanno su di noi. Infatti, cercare la propria realizzazione negli idoli di questo mondo ci svuota e ci schiavizza, mentre ciò che dà statura e consistenza è il rapporto con Lui che, in Cristo, ci rende figli a partire dalla Sua paternità (cfr Ef3,14-16)».

Cristo porta a compimento in Se stesso la Legge antica perché lo scopo di tutta la legislazione veterotestamentaria era liberare dal peccato e dalla morte, obbiettivo che Gesù ha raggiunto nella Pasqua. La «[…] vita liberata» dalla schiavitù di Adamo «diventa accoglienza della nostra storia personale e ci riconcilia con ciò che, dall’infanzia al presente, abbiamo vissuto, facendoci adulti e capaci di dare il giusto peso alle realtà e alle persone della nostra vita», nelle quali continua a parlare e a venirci incontro il Redentore.

«Ma per vivere così», ammonisce Francesco, «[…] abbiamo bisogno di un cuore nuovo, inabitato dallo Spirito Santo (cfr Ez 11,19; 36,26). Io mi domando: come avviene questo “trapianto” di cuore, dal cuore vecchio al cuore nuovo? Attraverso il dono di desideri nuovi (cfr Rm 8,6) che vengono seminati in noi dalla grazia di Dio, in modo particolare attraverso i Dieci Comandamenti portati a compimento da Gesù, come Lui insegna nel “discorso della montagna” (cfr Mt 5,17-48)», che culmina nelle Beatitudini, il “cantico” di chi vive secondo la legge di Dio.

Il Papa utilizza un inedito parallelismo “sindonologico”: «infatti, nella contemplazione della vita descritta dal Decalogo, ossia un’esistenza grata, libera, autentica, benedicente, adulta, custode e amante della vita, fedele, generosa e sincera, noi, quasi senza accorgercene, ci ritroviamo davanti a Cristo. Il Decalogo è la sua “radiografia”, lo descrive come un negativo fotografico che lascia apparire il Suo volto – come nella sacra Sindone». La vita del credente deve lasciare trasparire Cristo esattamente come il Sacro Telo di Torino ci mostra i connotati fisici del Risorto. E così veniamo anche a sapere che per il piemontese-naturalizzato-argentino Jorge Mario Bergoglio la Sindone è una reliquia autentica.  

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Info Michele Brambilla

Michele Brambilla, celibe, di professione insegnante, nasce il 21 aprile 1987 a Monza (MB). Consegue la laurea specialistica in Lettere il 10 luglio 2013 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il 22 novembre 2017 quella triennale in Scienze religiose presso l’Istituto di Scienze Religiose “Paolo VI” di Milano, con indirizzo pedagogico. Conosce Alleanza Cattolica da adolescente, nel suo ambiente parrocchiale d’origine, e diventa militante nel marzo 2017. Già nel 2012 comincia a collaborare al sito regionale lombardo di AC, Comunità Ambrosiana, per approdare poi, dopo la promessa di militanza, su quello nazionale: su entrambi cura principalmente pagine dedicate al Magistero papale ed episcopale.

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