Si commemorano i 90 anni della prima apparizione del Gesù misericordioso a santa Faustina Kowalska
di Michele Brambilla
Come ricorda Papa Francesco ai fedeli riuniti per l’Angelus del 21 febbraio, «mercoledì scorso, con il rito penitenziale delle ceneri, abbiamo iniziato il cammino della Quaresima. Oggi, prima domenica di questo tempo liturgico, la Parola di Dio ci indica la strada per vivere in maniera fruttuosa i quaranta giorni che conducono alla celebrazione annuale della Pasqua». Questa strada «è la strada percorsa da Gesù, che il Vangelo, con lo stile essenziale di Marco, riassume dicendo che Egli, prima di incominciare la sua predicazione, si ritirò per quaranta giorni nel deserto, dove fu tentato da Satana (cfr 1,12-15)».
Gesù cerca quindi, prima di tutto, il rapporto con il Padre, ma proprio in quel momento fa capolino l’avversario. «Il deserto», infatti, «è il luogo dove Dio parla al cuore dell’uomo, e dove sgorga la risposta della preghiera, cioè il deserto della solitudine, il cuore staccato da altre cose e solo, in quella solitudine, si apre alla Parola di Dio. Ma è anche il luogo della prova e della tentazione, dove il Tentatore, approfittando della fragilità e dei bisogni umani, insinua la sua voce menzognera».
A ben vedere, «tutto il ministero di Cristo è una lotta contro il Maligno nelle sue molteplici manifestazioni: guarigioni dalle malattie, esorcismi sugli indemoniati, perdono dei peccati. Dopo la prima fase in cui Gesù dimostra di parlare e agire con la potenza di Dio, sembra che il diavolo abbia la meglio, quando il Figlio di Dio viene rifiutato, abbandonato e, infine, catturato e condannato a morte. Sembra che il vincitore sia il diavolo. In realtà, proprio la morte era l’ultimo “deserto” da attraversare per sconfiggere definitivamente Satana e liberare tutti noi dal suo potere. E così Gesù ha vinto nel deserto della morte per vincere nella Risurrezione».
La morte non ha mai l’ultima parola sull’Amore. «Ogni anno, all’inizio della Quaresima, questo Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto ci ricorda che la vita del cristiano, sulle orme del Signore, è un combattimento contro lo spirito del male», ma non bisogna temerlo perché Gesù l’ha vinto. Il diavolo seduce, ma le sue armi sono spuntate, rese inoffensive dalla misericordia sovrabbondante di Dio. Con il diavolo non si può mai entrare in dialogo. «La tentazione», asserisce il Papa, «è di dialogare con lui, come ha fatto Eva; e se noi entriamo in dialogo con il diavolo saremo sconfitti. Mettetevi questo nella testa e nel cuore: con il diavolo mai si dialoga, non c’è dialogo possibile»: meglio ribattergli citando le Scritture, come fece lo stesso Gesù.
Ricorre in questi giorni un anniversario molto importante: «oggi il mio pensiero va al Santuario di Płock, in Polonia, dove novant’anni fa il Signore Gesù si manifestò a Santa Faustina Kowalska, affidandole uno speciale messaggio della Divina Misericordia. Mediante San Giovanni Paolo II, quel messaggio è giunto al mondo intero, e non è altro che il Vangelo di Gesù Cristo, morto e risorto, che ci dona la misericordia del Padre». Era il 22 febbraio 1931: Gesù apparve a santa Faustina nella sua cella monastica e rivelò alla suora polacca l’immagine che è poi diventata l’emblema della Divina Misericordia. La festa della Divina Misericordia segue immediatamente la Pasqua perché è l’esegesi perfetta del mistero pasquale: «mors et vita duello conflixere mirando: dux vitae mortuus regnat vivus», canteremo nella sequenza Victimae paschali laudes. «Apriamogli», allora, «il cuore, dicendo con fede: “Gesù, confido in Te”».
Lunedì, 22 febbraio 2021