di Michele Brambilla
Il 22 aprile Papa Francesco approfitta della 50a Giornata mondiale della Terra per dedicate tutta l’udienza generale alla riscoperta del suo Magistero sulla tematica ambientale, condensata nella lettera enciclica Laudato sì (24 maggio 2015). Il Santo Padre introduce, infatti, la catechesi ricordando: «oggi celebriamo la 50ª Giornata Mondiale della Terra. È un’opportunità per rinnovare il nostro impegno ad amare la nostra casa comune e prenderci cura di essa e dei membri più deboli della nostra famiglia», perché «come la tragica pandemia di coronavirus ci sta dimostrando, soltanto insieme e facendoci carico dei più fragili possiamo vincere le sfide globali. La Lettera Enciclica Laudato si’ ha proprio questo sottotitolo: “sulla cura della casa comune”. Oggi rifletteremo un po’ insieme su questa responsabilità», che appartiene all’uomo in qualità di vertice della creazione.
Come riassume il Papa, «siamo fatti di materia terrestre, e i frutti della terra sostengono la nostra vita. Ma, come ci ricorda il libro della Genesi, non siamo semplicemente “terrestri”: portiamo in noi anche il soffio vitale che viene da Dio (cfr Gen 2,4-7)», l’anima senziente, libera e capace di intervenire sulla realtà modificandola. «Viviamo quindi nella casa comune come un’unica famiglia umana e nella biodiversità con le altre creature di Dio. Come imago Dei, immagine di Dio, siamo chiamati ad avere cura e rispetto per tutte le creature e a nutrire amore e compassione per i nostri fratelli e sorelle, specialmente i più deboli, a imitazione dell’amore di Dio per noi, manifestato nel suo Figlio Gesù, che si è fatto uomo per condividere con noi questa situazione e salvarci» dal peccato originale, che intacca le nostre relazioni fondamentali.
«A causa dell’egoismo», infatti, «siamo venuti meno alla nostra responsabilità di custodi e amministratori della terra», credendocene i padroni assoluti. «L’abbiamo inquinata, l’abbiamo depredata, mettendo in pericolo la nostra stessa vita. Per questo, si sono formati vari movimenti internazionali e locali per risvegliare le coscienze. Apprezzo sinceramente queste iniziative, e sarà ancora necessario che i nostri figli scendano in strada per insegnarci ciò che è ovvio, vale a dire che non c’è futuro per noi se distruggiamo l’ambiente che ci sostiene».
La Terra è stata creata come un giardino. L’uomo stesso, in origine, è stato collocato in un giardino, l’Eden, perché ne fosse il giardiniere, ovvero l’immagine della sovranità benigna del Creatore sulle altre creature. Prendendo spunto dal recente Sinodo per l’Amazzonia, il Papa esorta: «cari fratelli e sorelle, “risvegliamo il senso estetico e contemplativo che Dio ha posto in noi” (Esort. ap. postsin. Querida Amazonia, 56). La profezia della contemplazione è qualcosa che apprendiamo soprattutto dai popoli originari, i quali ci insegnano che non possiamo curare la terra se non l’amiamo e non la rispettiamo».
Francesco elogia i convegni internazionali che sono stati realizzati in questi anni e ritiene che sia un «[…] bene convergere insieme da ogni condizione sociale e dare vita anche a un movimento popolare “dal basso”», a patto che si conservi uno sguardo trascendente sul creato: «come fratelli e sorelle quali siamo, supplichiamo insieme il nostro Padre celeste: “Manda il tuo Spirito e rinnova la faccia della terra” (cfr Sal 104,30)».
È lecito sperare che il «movimento popolare dal basso» che nascerà si liberi dalle scorie ideologiche di tanti movimenti e convegni ambientalisti che in passato non hanno saputo rinunciare alla tentazione di usare l’ambiente non come un bene creato da rispettare, ma come uno strumento di dialettizzazione che di fatto nega l’armonia presente nella Creazione.
Giovedì, 23 aprile 2020