Da La Gazzetta del Sud del 04/04/2019. Foto da studiocorsini.org
Il Diritto penale e le emergenze sociali nel Meridione: è stato questo il tema di un incontro particolarmente intertessante che ha coinvolti studiosi e docenti universitari. Sono stani analizzati gli aspetti storici e giuridici con i preziosi interventi dell’avvocato Ornella — Nucci, dell’avvocato Vincenzo Adamo, di Pio Miceli De Biase del comitato scientifico dell’associazione Koinos, di Francesco Saverio Sesti dell’Università di Roma Tor Vergata Centro Studi “Livatino” e di Franco Sergio segretario commissione legalità della Regione, il tutto, precedentemente alla lectio magistralis di Mauro Ronco, professore emerito Università di Padova e presidente del Centro Studi “Livatino”. La lotta alle organizzazioni criminali chiaramente ha posto l’attenzione sulla mafia, analizzando i profili e le cause culturali politiche e sociali del successo delle mafie in genere e, in particolare, della ‘ndrangheta nella seconda metà del secolo scorso al fine di individuare gli strumenti più adeguati per un’azione di prevenzione contro di esse per gli anni a venire. La ragione di fondo che ha consentito lo sviluppo organizzato della criminalità, durante il convegno, è individuata nella perdita di controllo del territorio da parte dello Stato. Passato in rassegna l’isolamento della Calabria nel periodo liberale postunitario e nel ventennio fascista. Il professore Mauro Ronco, emerito dell’ Università di Padova e presidente del Centro Studi “Livatino”, ha esaminato i molteplici fattori di natura politica che favorirono nel dopoguerra la consegna di ampi spazi del meridione d’Italia nelle mani delle organizzazioni criminali. Particolare rilievo è dato agli «errori strategici compiuti nella politica di sviluppo del territorio, articolata in senso prevalentemente di assistenza clientelare» e nella «sottovalutazio-ne dell’aspetto criminale dell’associazionismo mafioso». Ciò comportò che «la gestione delle risorse devolute ai territori meridionali transitasse sotto il controllo di una classe politica e amministrativa condizionata dagli strati più violenti dell’associazionismo mafioso».
Nella parte conclusiva dell’intervento, Ronco ha individuato nelle istituzioni dello Stato gli organi deputati a continuare con serietà e intransigenza il contrasto all’illegalità delle mafie come compiuto negli
ultimi tre decenni. L’attività dello Stato non deve limitarsi alla repressione ma deve rilanciare sviluppo, economia per superare le condizioni di marginalità, con il patrimonio più prezioso di un Paese: l’onestà dei suoi cittadini».
Antonio Sergi