Il Papa lancia una giornata di preghiera per il Libano e rievoca la nascita, che si commemora proprio in questi giorni, di Solidarnosc, il primo sindacato libero polacco, che aveva iscritto nel nome proprio il principio della solidarietà, a cui il Pontefice dedica l’udienza del 2 settembre.
di Michele Brambilla
Un’udienza generale senza dubbio storica, quella del 2 settembre: è la prima che si tiene alla presenza di un pubblico in carne e ossa dal mese di marzo. Per l’occasione è stato scelto il Cortile di S. Damaso in Vaticano, che permette di controllare meglio dal punto di vista sanitario le persone che valicano gli ingessi predisposti e i loro numeri. Papa Francesco non nasconde la sua soddisfazione: «dopo tanti mesi riprendiamo il nostro incontro faccia a faccia e non schermo a schermo. Faccia a faccia. Questo è bello», perché la vicinanza umana permette di introdurre immediatamente il concetto chiave della catechesi di questo mercoledì: «l’attuale pandemia ha evidenziato la nostra interdipendenza: siamo tutti legati, gli uni agli altri, sia nel male che nel bene. Perciò, per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo farlo insieme. […] Dobbiamo farlo insieme, tutti quanti, nella solidarietà. Questa parola oggi vorrei sottolinearla: solidarietà».
«Come famiglia umana», infatti, «abbiamo l’origine comune in Dio; abitiamo in una casa comune, il pianeta-giardino, la terra in cui Dio ci ha posto; e abbiamo una destinazione comune in Cristo.Ma quando dimentichiamo tutto questo, la nostra interdipendenza diventa dipendenza di alcuni da altri – perdiamo questa armonia dell’interdipendenza nella solidarietà – aumentando la disuguaglianza e l’emarginazione; si indebolisce il tessuto sociale e si deteriora l’ambiente». È il senso che diede alla parola “solidarietà” Solidarnosc, il primo sindacato libero sorto giusto 40 anni fa in Polonia durante l’occupazione comunista, come rievoca lo stesso Pontefice citando un suo illustre predecessore: «cari fratelli e sorelle, nei giorni scorsi in Polonia si è celebrato il 40° anniversario degli Accordi che – a partire dalla solidarietà degli oppressi – diedero inizio al Sindacato “Solidarnosc” e a storici cambiamenti politici nel vostro Paese e nell’Europa Centrale. […] Ed è sempre attuale quanto ha detto san Giovanni Paolo II: “Non c’è solidarietà senza amore. Anzi, non c’è la felicità, non c’è il futuro dell’uomo e della nazione senza amore […] ; l’amore che è a servizio, che è dimentico di sé ed è disposto a donare con generosità” (cf. Sopot, 5.06.1999)».
C’è tanta Polonia in questa udienza, ma anche tanto Libano. Francesco ricorda le due esplosioni dello scorso 4 agosto e lancia un appello: «cari fratelli e sorelle, a un mese dalla tragedia che ha colpito la città di Beirut, il mio pensiero va ancora al caro Libano e alla sua popolazione particolarmente provata» da vari fattori di crisi. Il Papa ricorre ancora una volta a Karol Wojtyla: «come san Giovanni Paolo II disse trent’anni fa in un momento cruciale della storia del Paese, anche io quest’oggi ripeto: “Di fronte ai ripetuti drammi, che ciascuno degli abitanti di questa terra conosce, noi prendiamo coscienza dell’estremo pericolo che minaccia l’esistenza stessa del Paese. Il Libano non può essere abbandonato nella sua solitudine” (Lettera apostolica a tutti i Vescovi della Chiesa cattolica sulla situazione nel Libano, 7 settembre 1989)». L’attuale Pontefice aggiunge: «per il bene stesso del Paese, ma anche del mondo, non possiamo permettere che questo patrimonio vada disperso».
Proprio per questo «incoraggio tutti i libanesi a continuare a sperare e a ritrovare le forze e le energie necessarie per ripartire. Domando ai politici e ai leader religiosi di impegnarsi con sincerità e trasparenza nell’opera di ricostruzione, lasciando cadere gli interessi di parte e guardando al bene comune e al futuro della nazione. Rinnovo altresì l’invito alla Comunità internazionale a sostenere il Paese per aiutarlo ad uscire dalla grave crisi, senza essere coinvolto nelle tensioni regionali». «In modo particolare», prosegue il Santo Padre, «mi rivolgo agli abitanti di Beirut, duramente provati dall’esplosione: riprendete coraggio, fratelli! La fede e la preghiera siano la vostra forza. Non abbandonate le vostre case e la vostra eredità, non fate cadere il sogno di quelli che hanno creduto nell’avvenire di un Paese bello e prospero».
Il Libano ha bisogno di tutto e di tutti: «è per questa ragione che desidero invitare tutti a vivere una giornata universale di preghiera e digiuno per il Libano, venerdì prossimo, 4 settembre. Io ho l’intenzione di inviare un mio rappresentante quel giorno in Libano per accompagnare la popolazione: andrà il Segretario di Stato a nome mio, per esprimere la mia vicinanza e solidarietà» al popolo libanese nella sua interezza.
Giovedì, 3 settembre 2020