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Il fine dell’arte

6 Agosto 2022 - Autore: Francesca Morselli

Dall’esempio di un’opera d’arte “completa”, modello di narrazione simbolica, emerge il fine dell’arte come porta che apre alla contemplazione dell’Assoluto

di Francesca Morselli

Arrivando nella piazza del Duomo di Parma, da un dedalo di vicoli e stradine medievali, si ha la bella sensazione di giungere in un luogo perfetto, progettato al fine di poter ammirare la magnificenza della creazione umana che tende all’assoluto. La chiesa romanica, con la sua bella facciata proporzionata, il palazzo vescovile, il campanile che svetta sugli edifici, compongono lo spazio quadrangolare che viene finito da un battistero ottagonale che si presenta come un torrione scolpito: è il Battistero dedicato a San Giovanni.

Quest’ultimo è un monumento di inestimabile valore artistico ma anche un “libro” di ricchezza inesauribile nel quale architettura scultura e pittura sono unite al fine di cantare l’amore di Dio per l’umanità e la sua redenzione.

Fondato nel 1196 a forma ottagonale esternamente ma esadecagona all’interno non è solo il luogo dove si celebravano i battesimi, ma anche una chiesa dedicata a San Giovanni Battista.

Battistero di Parma

Si presenta come una torre alta a quattro gallerie sovrapposte su uno zoccolo su cui si aprono tre grandi portali (dedicati alla Madonna, a Gesù e al Battista) per finire con un attico ad archi e guglie di chiusura. Il materiale impiegato per la costruzione è marmo rosa di Verona (bianco e rosso, a significare la purezza e il martirio). Il progettista Antelami, ha voluto innovare il linguaggio guardando oltralpe e fondendo elementi tipicamente romanici con quelli gotici, come lo sviluppo verticale della struttura, simile a una torre tronca, il senso del ritmo e la forte strombatura dei portali.

Intorno, lungo il basamento, il Battistero è percorso da uno zooforo (decorazione con figure di animali) formato da settantacinque formelle scolpite a bassorilievo e incastonate come un fregio. Rappresentano il fantastico nella scultura: animali, sirene, mostri, centauri e basilischi insieme a figure umane, simbolo dell’universalità della natura e del genere umano a cui è aperta la predicazione e la comunicazione del messaggio di Cristo. Lo zooforo parmense è considerato uno dei più vasti, complessi e organizzati sistemi iconografici legati a belve e a esseri mostruosi che simboleggiano sia la forza creatrice di Dio che può arrivare ovunque, ma anche i  luoghi in cui il cristiano doveva giungere per portare il battesimo. Le scene di caccia e di battaglie scolpite, rappresentano l’eterna lotta tra Bene e Male.  In facciata troviamo inoltre quattro formelle rappresentanti le Virtù (Castità, Carità, Fede e Speranza) che, collegandosi alle immagini dello zooforo, ci indicano la strada per la vittoria definitiva sul Male, possibile attraverso la redenzione operata da Cristo.

L’interno del battistero è semplice e ricco allo stesso tempo: è diviso in sedici arcate che vanno a formare delle nicchie, dalle sedici colonne partono dei tubolari che dividono la cupola in sedici spicchi e si uniscono al centro.  Lo spazio interno è riempito unicamente da un grande fonte battesimale, anch’esso a forma ottagonale destinato ai catecumeni. La grande vasca in pietra di Verona, veniva riempita d’acqua in occasione del rito del battesimo per immersione e ne racchiude, al suo interno, un’altra più piccola a forma di quadrifoglio, simbolo che richiama la croce.

La cupola invece è una catechesi divisa per fasce: da quella superiore a all’ultima inferiore si assiste alla rappresentazione dal cielo di Gerusalemme fino ad arrivare ad Abramo, ai quattro elementi, passando attraverso agli apostoli, gli evangelisti, la Sacra Famiglia e la vita di San Giovanni Battista.

Un programma iconografico estremamente complesso, ma chiaro contemporaneamente, in cui viene rappresentato l’uomo e il mondo fisico in tutte le sue manifestazioni, redento da Cristo dalle forze del Male. 

Noi oggi per seguire il filo logico di questa rappresentazione abbiamo bisogno di una guida, invece l’uomo medievale sapeva comprendere e leggere questi messaggi grazie al naturale rapportarsi con la dimensione del sacro che aveva sviluppato la sua capacità contemplativa.

L’arte era infatti processo di sublimazione interiore, rappresentazione di una sacralità del simbolo e del suo significato , e non  specializzazione ed erudizione vuota, come purtroppo è considerata oggi. Questo perfetto esempio di opera d’arte completa  (architettura – pittura – scultura) è  infatti la dimostrazione di come le opere d’arte più magnificenti siano state concepite in un’epoca in cui l’uomo tendeva ad una dimensione assoluta e si faceva guidare dalla conoscenza simbolica. Purtroppo oggi “ … l’uomo ha perduto il suo centro…anche l’arte si allontana quindi dal centro” (H. Sedlmayr, Perdita del Centro, Edizioni Borla, Città di Castello, 1983, p. 195).

Sabato, 6 agosto 2022

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