
Da Avvenire del 24/11/2023
Il Consiglio regionale boccia la mozione che avrebbe aperto a una norma regionale per istituire percorsi di morte nel sistema sanitario locale. La maggioranza di centrodestra guidata da Fedriga sceglie la strada dell’assistenza terapeutica ai pazienti«Suicidio assistito o malati assistiti? » si chiedevano i Vescovi del Triveneto nel loro appello del 24 ottobre, alla vigilia del dibattito sul fine vita nei Consigli regionali del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. L’approvazione di una legge regionale sul fine vita – ha poi incalzato l’Avvocatura di Stato – «potrebbe esporsi a rilievi di non conformità al quadro costituzionale di riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni». Ed ecco il primo risultato. Il Consiglio regionale del Friuli ha approvato mercoledì sera una mozione sulle cure palliative e ha invece respinto quella sottoscritta da gran parte del centrosinistra che avrebbe consentito di «scegliere liberamente se esercitare o meno il diritto di ricorrere al suicidio medicalmente assistito quando le condizioni di sofferenza diventano estreme e irreversibili, come già stabilito dalla Corte costituzionale ». Una mozione sul tipo di quella approvata dall’Assemblea regionale del Veneto, con il contributo anche di parte del centrodestra e che l’opposizione, l’altro ieri, ha tentato di far passare. Niente da fare. La maggioranza friulana, sempre di centrodestra, non ha aderito perché «la materia non è di competenza regionale ». Dopo un ampio dibattito il presidente della Regione Massimiliano Fedriga ha infatti precisato: « Non entro nel merito dei testi ma la mozione Bullian introduce di fatto un nuovo Lea, che è materia di competenza nazionale, e questo sarebbe incostituzionale. La mozione di maggioranza rientra invece nelle nostre competenze e parla di cure palliative e sedazione profonda, il binario che possiamo percorrere. Sarebbe sbagliato brandire bandiere che non possiamo portare ». Il Consiglio ha così approvato la mozione presentata da Carlo Bolzonello (Lista Fedriga) sul potenziamento delle cure palliative.Carlo Bolzonello (Fp), presidente della III Commissione, ha riassunto l’esito delle audizioni elencando le posizioni espresse dai 24 esperti convocati in aula nel corso di due sedute, prima di spiegare le motivazioni delle la mozione che lo vedeva come primo firmatario: «Vogliamo promuovere la cultura delle cure palliative – ha detto l’esponente di maggioranza – e assieme monitorare l’applicazione della legge che rigetta l’accanimento terapeutico. Per questo invitiamo il Parlamento a potenziare questo tipo di cure, destinandovi adeguate risorse economiche». Sull’altro fronte, Enrico Bullian (Patto-Civica) ha ricordato gli obiettivi della sua mozione, in campo fin da luglio: « Il punto di partenza è garantire la libertà di scelta alle persone che si trovano in una situazione di estrema sofferenza e che chiedono il suicidio medicalmente assistito, possibile grazie alla sentenza della Corte costituzionale». « La risposta al dramma del fine vita è nelle cure palliative – ha osservato il capogruppo di Forza Italia, Andrea Cabibbo –, dove l’uomo è accompagnato nel morire e non a morire. Qui noi dobbiamo decidere se la sanità pubblica deve sostenere la vita o agevolare la morte». Dissonanti rispetto alle posizioni del gruppo i consiglieri Pd Francesco Russo e Andrea Carli. « Non credo allo spezzatino di venti diverse leggi regionali – ha spiegato Russo – e dico no al turismo del fine vita che creerebbe cittadini di serie A e B. Intravedo il rischio degli spalti opposti e ho sempre pensato che in questi campi meno si legifera meglio è: impossibi- una norma che preveda tutte le fattispecie ». Carli ha auspicato «un potenziamento delle cure palliative anche attraverso l’hospice all’ospedale triestino Burlo Garofolo, da tempo richiesto dalle famiglie».Il Consiglio regionale del Veneto riprenderà la discussione in V Commissione dopo l’approvazione del Bilancio, fra un mese, per poi andare in Aula a gennaio o febbraio. C’è chi come il consigliere regionale Roberto Bet pensa a una mediazione. « La proposta di legge di iniziativa popolare ha evidenti profili di illegittimità costituzionale, e se approvata rischiamo di finire in Corte costituzionale con un esito già scritto, ossia la bocciatura e una pessima figura a livello nazionale. Ma la sentenza 242/2019 della Corte prevede in capo al Servizio sanitario nazionale la verifica dei presupposti per accertare la scriminante che esclude la punibilità del medico ex articolo 580 del Codice penale per il reato di aiuto al suicidio». Bet sta elaborando una proposta emendativa al progetto di legge che limiti l’attività del Servizio sanitario regionale nel suo ambito di competenza, ossia la mera verifica dei presupposti per escludere la punibilità del sanitario, senza introdurre una prestazione obbligatoria alla fornitura del farmaco e all’assistenza al suicido, tema di esclusiva competenza statale: « I presupposti da accertare sono la pregiudiziale verifica dell’applicazione delle cure palliative, la volontà del malato libera e consapevole, che la persona sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili, e infine la verifica della somministrazione del farmaco ritenuto più idoneo che annulli ogni sofferenza. Entro questa competenza dobbiamo stare».