Come Gesù risolse i dubbi di san Giovanni Battista con una preghiera di lode
di Michele Brambilla
Papa Francesco dedica l’udienza generale del 13 gennaio alla preghiera di lode. Paradossalmente, «prendiamo spunto da un passaggio critico della vita di Gesù. Dopo i primi miracoli e il coinvolgimento dei discepoli nell’annuncio del Regno di Dio, la missione del Messia attraversa una crisi. Giovanni Battista», il cugino che ha riconosciuto il Cristo fin dal grembo materno (Lc 1,41), ora dubita e giunge a chiedersi: «sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Mt 11,3).
Il Papa intravede in questa domanda una di quelle “notti della fede” dalle quali nessun credente è immune. «Ora, proprio in questo momento di delusione», l’evangelista «Matteo riferisce un fatto davvero sorprendente: Gesù non eleva al Padre un lamento, ma un inno di giubilo: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25). Cioè, in piena crisi, in pieno buio nell’anima di tanta gente, come Giovanni il Battista, Gesù benedice il Padre, Gesù loda il Padre. Ma perché?».
«Anzitutto», spiega il Pontefice, «lo loda per quello che è: “Padre, Signore del cielo e della terra”. Gesù gioisce nel suo spirito perché sa e sente che suo Padre è il Dio dell’universo, e viceversa il Signore di tutto ciò che esiste è il Padre, “il Padre mio”». I momenti di dubbio sembrano oscurare questa certezza, ma Dio non abbandona neanche per un secondo la Sua sovranità sul creato. «E poi Gesù loda il Padre perché predilige i piccoli»: san Giovanni Battista tornerà ad avere fede perché è sempre stato umile. «Anche noi», dice il Papa, «dobbiamo gioire e lodare Dio perché le persone umili e semplici accolgono il Vangelo. Io gioisco quando io vedo questa gente semplice, questa gente umile che va in pellegrinaggio, che va a pregare, che canta, che loda, gente alla quale forse mancano tante cose ma l’umiltà li porta a lodare Dio. Nel futuro del mondo e nelle speranze della Chiesa ci sono sempre i “piccoli”: coloro che non si reputano migliori degli altri, che sono consapevoli dei propri limiti e dei propri peccati, che non vogliono dominare sugli altri, che, in Dio Padre, si riconoscono tutti fratelli».
Gesù reagisce alle difficoltà riaffidandosi al Padre, «e la sua preghiera conduce anche noi, lettori del Vangelo, a giudicare in maniera diversa le nostre sconfitte personali, le situazioni in cui non vediamo chiara la presenza e l’azione di Dio, quando sembra che il male prevalga e non ci sia modo di arrestarlo. Gesù, che pure ha tanto raccomandato la preghiera di domanda, proprio nel momento in cui avrebbe avuto motivo di chiedere spiegazioni al Padre, invece si mette a lodarlo. Sembra una contraddizione, ma è lì, la verità».
«C’è un grande insegnamento in quella preghiera che da otto secoli non ha mai smesso di palpitare, che San Francesco compose sul finire della sua vita: il “Cantico di frate sole” o “delle creature”». Il Poverello, tra il 1224 e il 1226, aveva perso la vista e temeva di aver predicato invano, eppure «come prega? “Laudato si’, mi Signore…”». Allora «nei momenti difficili e bui, troviamo il coraggio di dire: “Benedetto sei tu, o Signore”. Lodare il Signore. Questo ci farà tanto bene».
Giovedì, 14 gennaio 2021