Da La bianca Torre di Ecthelion del 26/04/2018. Foto da articolo
Il giudice Sir Anthony Paul Hayden è nato nel 1961 e, dopo essere stato nominato nel Consiglio della regina nel 2002, dal 2013 è giudice nell’Alta Corte di Giustizia d’Inghilterra e Galles, nella sezione che di occupa del diritto di famiglia. Hayden è un uomo di legge, chiamato ad amministrare la giustizia, a entrare nel merito, a dirimere, a separare e a unire, a bilanciare la sostanza con la forma, a servire l’aequitas, quel grande principio giuridico di cui la romanistica mena legittimamente vanto e di cui il Common Law orgogliosamente si fregia che è il criterio ispiratore di matrice divina del diritto. Ma nel mezzo qualcosa è andato storto. Tanto impercettibilmente che ce ne siamo accorti soltanto dopo, a cose fatte.
La giustizia è in sé cosa divina perché travalica gli uomini: non è il governo di uomini, ma di leggi. Del diritto, dei diritti che pertengono alle cose e alle persone per come le cose e le persone sono fatte. Fatte dalla natura, che è garanzia di se stessa, data, posta, inalienabile, oggettiva. Nel caso di Anthony Hayden, l’uomo ha invece preso il posto del giudice. Oggi il giudice Hayden è l’uomo che tiene in pugno la vita di Alfie Evans, l’uomo che ha chiuso la porta in faccia ai genitori del piccolo, l’uomo che ha deciso che il “miglior interesse” di quel bambino è unicamente la morte.
L’uomo Hayden che possiede il giudice Hayden ha un’idea tutta propria dei figli, dei genitori, della sessualità e di quella cosa che si chiama diritto di famiglia, dunque dell’istituto familiare stesso. Nel 2012 ha firmato come primo di una serie di coautori il libro Children and Same Sex Families: A Legal Handbook [link: https://www.amazon.com/Children-Same-Sex-Families-Handbook/dp/1846613191], edito da Family Law, il ramo editoriale con sede a Londra e a Bristol della LexisNexis, una banca britannica di dati giuridici e finanziari. È membro del BLAAG, ovvero The Bar Lesbian and Gay Group, una lobby LGBT interna al mondo giuridico britannico, e il BLAAG ha gioito quanto Hayden è stato nominato nell’Alta Corte [link: http://blagg.org.uk/news/blagg-member-appointed-to-high-court-wednesday-31-july-2013/]. E una sua sentenza del novembre 2017 ha stabilito che una 72enne in stato di coscienza “minima” e alimentata artificialmente fosse lasciata morire di fame perché ciò era nei sui “interessi migliori” [link: https://www.bioedge.org/bioethics/woman-in-minimally-conscious-state-should-be-allowed-to-die-uk-court/12512].
Ma la storia del giudice posseduto dall’uomo che sponsorizza l’adozione per gli LGBT e che impone l’eutanasia non finisce qui. Nel 2016 ha fatto rumore un’altra sua sentenza, riscoperta ora dal sociologo Massimo Introvigne sul proprio profilo Facebook: quella con cui Hayden ha tolto a una madre il maschietto di 7 anni, chiamato “J” per tutelarne la privacy, che la donna pretendeva di tirare su come una femminuccia perché il fatto provocava al piccolo un «[..] significativo danno morale» [link: https://www.familylaw.co.uk/news_and_comment/re-j-a-minor-2016-ewhc-2430-fam] affidandolo al padre. La coppia era infatti separata. A quel punto gli LGBT sono insorti contro Hayden, lanciando anche una petizione [link: https://www.change.org/p/a-court-justice-for-a-young-trans-girl-that-has-been-taken-from-her-mum-forced-to-live-as-a-boy], sostenuta in modo particolare da Mermaids (che vuol dire “sirene”), una sigla sorta nel 1995 per riunire i genitori di figli affetti da disforia di genere (o semplicemente genitori che vogliono forzare i figli contro natura?) [https://www.change.org/p/a-court-justice-for-a-young-trans-girl-that-has-been-taken-from-her-mum-forced-to-live-as-a-boy/u/18233324].
Indubitabilmente la madre di “J” stava infliggendo al piccolo un «[..] significativo danno morale» ed è sacrosanto che i genitori non siano mai il “dio” dei propri figli, al punto che a volte è sacrosanto toglierne loro la potestà. Ma il punto è: chi decide?, e soprattutto in base a cosa? Decide il criterio di equità oggettiva, precedente le ubbie degli uomini, universali, oppure decide l’uomo che s’impossessa del giudice, l’ideologia che si sostituisce alla giustizia, ultimamente lo Stato onnipotente? Esiste una natura che precede tutto e tutti, e con cui occorre rapportarsi, oppure tutto è solo volontà, arbitrio, capriccio?
L’uomo Hayden che ha completamente sbranato il giudice Hayden è lo stesso che difende un piccolo dagli abusi gender della madre e che ne condanna un altro a morte perché “difettato” senza la minima soluzione di continuità. Nell’un caso si può lecitamente dire che abbia avuto ragione, nell’altro che ha abbia invece torto marcio: ma la questione orribile è che si tratta della medesima lucida persona, non del Dottor Jekyll e di Mr. Hyde, la quale ritiene di operare sempre con lo stesso metro di giudizio.
Ecco appunto, il metro di giudizio. Dopo Charlie Gard, dopo Alfie Evans il metro di giudizio non esiste più, esiste solo un uomo che non risponde a nessuno sopra, sotto e attorno a sé, che distribuisce sentenze a destra e manca, vita e morte, ricompensa e punizione. C’era una volta un giudice nell’Alta Corte di Giustizia d’Inghilterra e Galles che è stato completamente fagocitato da un uomo divorato dall’ideologia al punto di credersi dio. Non è la prima volta nella storia che questi petty tyrant, come si chiamano in inglese, indossano le vesti di seta degli arbitri assoluti del bene e del male, ma è la prima volta che hanno il consenso universale del consesso democratico.
Marco Respinti