L’anziano insegna a rispettare anche altri tipi di fragilità, in un mondo impregnato dalla cultura dello scarto e della morte. Il Papa illustra, così, la prospettiva di un’autentica riforma sociale
di Michele Brambilla
Papa Francesco inaugura l’udienza del 1 giugno con una citazione biblica: «Non mi abbandonare quando declinano le mie forze» (Sal 71,9). Frase quanto mai opportuna per dire che «la prova si presenta già di per sé con la debolezza che accompagna il passaggio attraverso la fragilità e la vulnerabilità dell’età avanzata. E il salmista – un anziano che si rivolge al Signore – menziona esplicitamente il fatto che questo processo diventa un’occasione di abbandono, di inganno e prevaricazione e di prepotenza, che a volte si accaniscono sull’anziano», la cui vita è considerata un peso. «Una forma di viltà», denuncia il Papa, «nella quale ci stiamo specializzando in questa nostra società. È vero! In questa società dello scarto, questa cultura dello scarto, gli anziani sono messi da parte e soffrono queste cose».
«L’intera società deve affrettarsi a prendersi cura dei suoi vecchi», perché il risultato della cultura oggi dominante è che «le conseguenze sono fatali. La vecchiaia non solo perde la sua dignità, ma si dubita persino che meriti di continuare. Così, siamo tutti tentati di nascondere la nostra vulnerabilità, di nascondere la nostra malattia, la nostra età e la nostra vecchiaia, perché temiamo che siano l’anticamera della nostra perdita di dignità». Del resto, è quello che si comincia a propagandare in maniera sempre più sfacciata. «Domandiamoci: è umano indurre questo sentimento? Come mai la civiltà moderna, così progredita ed efficiente, è così a disagio nei confronti della malattia e della vecchiaia, nasconde la malattia, nasconde la vecchiaia? E come mai la politica, che si mostra tanto impegnata nel definire i limiti di una sopravvivenza dignitosa, nello stesso tempo è insensibile alla dignità di una affettuosa convivenza con i vecchi e i malati?»: tutto, per la nostra società “progredita” e nichilista, deve essere a misura di giovane consumatore, incosciente del passato e dello stesso futuro.
«Sant’Agostino, commentando questo salmo, esorta l’anziano: “Non temere di essere abbandonato nella tua vecchiaia. […] Perché temi che [il Signore] ti abbandoni, che ti respinga nel tempo della vecchiaia quando verrà meno la tua forza? Anzi, proprio allora sarà in te la sua forza, quando verrà meno la tua” (PL 36,881-882)», perché avrà termine l’illusione dell’autosufficienza e apparirà chiaramente l’onnipotenza di Dio. «E il salmista anziano invoca: “Liberami e difendimi, / tendi a me il tuo orecchio e salvami. / Sii tu la mia roccia, / una dimora sempre accessibile; / hai deciso di darmi salvezza: / davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!” (Sal 71,2-3). L’invocazione testimonia la fedeltà di Dio e chiama in causa la sua capacità di scuotere le coscienze deviate dalla insensibilità per la parabola della vita mortale, che», ripete il Pontefice, «va custodita nella sua integrità».
«C’è allora», conclude il Santo Padre, «un “magistero della fragilità”». «Questo magistero», sostiene, «apre un orizzonte decisivo per la riforma della nostra stessa civiltà. Una riforma ormai indispensabile a beneficio della convivenza di tutti. L’emarginazione degli anziani sia concettuale sia pratica, corrompe tutte le stagioni della vita, non solo quella dell’anzianità», perché è indice di un’attitudine mortifera verso tutte le fragilità. Rivolgendosi ai giovani, il Papa ammonisce: «ricordati che anche tu sarai anziano o anziana. La vecchiaia viene per tutti. E come tu vorresti essere trattato o trattata nel momento nella vecchiaia, tratta tu gli anziani oggi». Come detto ai pellegrini francesi, «i nostri anziani sono un magistero vivente. Attraverso la loro fragilità ci insegnano la necessità di abbandonarci al Signore e agli altri. Chiediamo al Signore di entrare, con fede, nella saggezza di questa fragilità perché possa rendere le nostre società più umane e fraterne», ovvero realmente inclusive.
Pensando all’imminente solennità di Pentecoste, «lo Spirito Santo sia per voi, giovani, come “vento e fuoco” che vi preserva dal torpore, spingendovi all’amore dei grandi ideali e all’impegno per la Chiesa e la società» nella loro concretezza, motivo per cui il Papa aggiunge anche un appello per lo sblocco dei rifornimenti di grano provenienti dall’Ucraina, dato che i limiti imposti al trasporto delle merci stanno provocando una grave crisi alimentare.
Giovedì, 2 giugno 2022