Da Avvenire del 23/09/2022
Colpiti durante le lezioni all’interno della scuola associata al monastero del loro villaggio, attaccati da elicotteri da combattimento MI 35 “Hind” di fabbricazione russa. Così sono morti almeno 11 bambini in quello che l’Unicef ha indicato come «un attacco aereo e di fuoco indiscriminato in aree civili lo scorso 16 settembre, tra cui una scuola nella municipalità di Tabayin, nella regione di Sagaing, in Myanmar». Secondo una dirigente scolastica, gli elicotteri hanno sparato con mitragliatrici e armi pesanti contro la scuola che ospitava 240 studenti dalla materna all’ottavo anno e che si trova nel complesso del monastero buddhista del villaggio di Let Yet Kone. La denuncia è stata confermata dalle forze che si oppongono alla giunta militare che ha preso il potere il primo febbraio 2021.
Bo Kyar Gyi, a capo di un gruppo delle Forze di difesa popolare attivo nella zona, ha confutato la versione ufficiale che si sia trattata di una rappresaglia contro i ribelli antigovernativi e ha sottolineato che «se ci attaccano per ucciderci posso accettarlo perché noi li combattiamo, ma hanno assassinato bambini in una scuola e questo è inaccettabile ». Sempre dalla resistenza sono arrivati ulteriori dettagli: l’attacco avrebbe ucciso immediatamente sette bambini mentre altri 14 e tre insegnanti sono rimasti feriti. I soldati birmani scesi da-gli elicotteri hanno ucciso altri due bambini durante l’incursione nel villaggio e hanno portato i feriti nella clinica di un villaggio vicino dove due sarebbero poi deceduti.
L’Unicef ha confermato in una nota che sarebbero almeno 15 i bambini della scuola che risultano scomparsi e ha chiesto il loro rilascio «immediato e sicuro».
Per il ministero dell’Informazione della giunta, il massacro sarebbe avvenuto durante una operazione militare contro gli uomini dell’Esercito per l’indipendenza Kachin e di gruppi della resistenza locale che si sarebbero rifugiati nel monastero insieme a “estremisti” della Lega nazionale per la democrazia, il partito guidato dalla Premio Nobel, Aung San Suu Kyi, ora in detenzione e sottoposta a diversi processi. Per i militari, gli uomini della resistenza avrebbero utilizzato studenti e insegnanti come scudi umani. Il grave fatto di sangue ha provocato forte preoccupazione nelle aree di Sagaing e di Magwe. L’Onu ha documentato 260 attacchi alle scuole e al personale addetto all’istruzione da quando i militari hanno estromesso il governo democraticamente eletto. A sua volta il Governo di unità nazionale (Gun) ha condannato l’attacco premeditato che ha definito «inumano e brutale» e indicato che il massacro di Tabayin sarà incluso nella documentazione che riguarda le violazioni dei diritti umani da parte della giunta. Un’azione brutale che ha sollevato ulteriore sdegno e ostilità verso il regime birmano quando la notizia ha raggiunto, lunedì, le Nazioni Unite alla vigilia dell’apertura dell’Assemblea generale. A New York è già in corso un’azione per sostenere il riconoscimento del Gun (già avvenuto da parte Ue) come governo legale del Myanmar. Molto attiva in questo senso la Malaysia, il cui ministro degli Esteri, Saifuddin Abdullah ha incontrato a New York esponenti del governo di unità nazionale.
A rappresentare il Myanmar all’Assemblea è ancora Kyaw Moe Tun designato dal precedente governo civile, ma ll regime birmano ha finora goduto della tutela della Cina e della Russia in fase di mozioni di condanna. La partnership con Mosca – fornitore di armi al regime (insieme a Cina e Serbia) – sembra incrementarsi. È prossimo alla firma l’accordo per l’acquisto di prodotti petroliferi russi e sono in corso colloqui per individuare modalità di pagamento in rubli che non prosciughino le ormai scarse riserve valutarie del Myanmar. Incapace di bloccare la diffusione di notizie a essa ostili, la giunta militare ha avvertito i cittadini birmani che chiunque mostrerà il proprio sostegno morale verso i “terroristi”, mostrando apprezzamento per contenuti da essi diffusi online o condividendoli rischia fino a 10 anni di carcere.