La devozione alla beata Vergine di Castelmonte tra leggenda e storia
di Francesca Morselli
Lo scorso 19 novembre si è svolto il primo ritiro spirituale di Alleanza Cattolica del Friuli Venezia Giulia in una località ricca di storia, fascino e spiritualità : il Santuario della Beata Vergine di Castelmonte (Udine).
Il santuario sorge in cima ad un monte alto 618 metri, nella catena delle Prealpi Giulie, a pochi chilometri da Cividale del Friuli e da Udine, immersa nel verde di boschi e con un affaccio stupefacente sulle cime delle Alpi friulane, in questo periodo già innevate. L’atmosfera che si respira su questo monte è data dalla perfetta unione tra la natura e l’opera dell’uomo, quando ancora gli uomini sapevano costruire con i materiali che trovavano sul posto, seguendo il declivio naturale dei monti, quando gli edifici si integravano nel paesaggio naturalmente e anzi lo esaltavano ed arricchivano. Capacità che purtroppo sembra difficile da trovare negli interventi contemporanei. Il fascino e la spiritualità del santuario si sono mantenuti nel tempo e sono giunti fino a noi pressoché intatti, nonostante le complesse vicende che ha attraversato.
La leggenda sulla nascita del santuario narra che un giorno il diavolo sfidò la Madonna su chi dei due fosse più veloce a raggiungere la cime del monte, il vincitore avrebbe dominato sulla città di Cividale. La Madonna, spingendosi con il piede su di un masso, che secondo la leggenda ne porta ancora il segno, raggiunse la cima dove l’attendeva l’arcangelo Gabriele, che scacciò il diavolo sprofondandolo nell’inferno e aprendo così una voragine nel luogo chiamato, appunto, “bùse del Diàul” [buco del Diavolo], che ancora oggi si può vedere sul vicino monte Spich.
Passando dalle leggende popolari alla storia, risulta che il santuario originariamente fosse una postazione militare romana riconvertita a luogo di culto tra il V e il VII secolo.
Sembra probabile che i soldati romani cristiani della guarnigione di Cividale (allora “Forum Julii”), abbiano portato i segni della loro fede in quei luoghi dove, tra l’altro, il culto mariano s’intrecciava con quello di san Michele arcangelo a cui erano particolarmente devoti (la cripta del santuario è dedicata, infatti, all’Arcangelo guerriero).
Queste remote origini fanno di Castelmonte uno dei più antichi santuari mariani del nord-est d’Italia, e sicuramente il più importante del patriarcato di Aquileia.
Dal XIII secolo il santuario si ingrandì fino a diventare un borgo.
Il 21 settembre 1469 un fulmine si abbatté sulla cima del monte facendo crollare il campanile e gran parte della chiesa; si sviluppò quindi un incendio che distrusse l’antica effigie della Vergine qui venerata e ridusse in rovine tutto il santuario. La ricostruzione fu completata nel 1479, anno in cui si concluse anche la pace fra l’impero ottomano e Venezia. Queste due ricorrenze fecero sì che l’8 settembre 1479 si ebbe a Castelmonte un “grande perdono”, con la partecipazione di tantissimi pellegrini.
L’attuale statua della Vergine, scolpita in pietra, risale quindi ai primi decenni del Quattrocento ed è opera di un artigiano probabilmente locale.
Alcuni particolari ricordano ai fedeli il mistero che rappresenta: la corona, il manto e il trono sul quale è seduta simboleggiano la sua regalità; il seno scoperto per allattare il bimbo che porta in grembo ricorda che lei è la madre di Dio e madre della Chiesa; la postura richiama l’immagine di altre figure ove Maria porta in braccio il corpo del Figlio morto, ma in questo caso esprime la sua comunione con Dio e la celebrazione della vita. Per il suo volto giovanile e piacente, veniva chiamata “Madonna bella” e per l’atteggiamento vivace e materno, ancor oggi, la si chiama “Madonna viva”. Il motivo dell’incarnato scuro di Maria può essere un riferimento al Cantico dei cantici nel quale la giovane sposa dice di sé: “Nigra sum, sed formosa”(Ct 1,4); oppure, rappresenta un tentativo di richiamare l’immagine delle antiche icone mariane, di tradizione orientale, che si presentavano scure perchè annerite dal tempo con il fumo delle candele.
La statua si inserisce nella tradizione delle madonne nere già presenti in vari santuari europei (Loreto, Altötting)”.
Dal 1913 il Santuario è custodito dai Padri Cappuccini che dovettero sopportare le conseguenze della vicinanza del santuario al fronte nel corso della prima e anche della seconda guerra mondiale, e, in ultimo, anche dei terremoti del maggio e del settembre 1976, che fortunatamente risparmiarono il santuario.
Da allora l’8 settembre di ogni anno migliaia di devoti, guidati dall’arcivescovo di Udine, salgono a piedi sul monte per ringraziare la Madre di Dio e implorarne la protezione.
Lungo le pareti e nella cripta sono conservati i numerosi ex voto e, tra i pellegrini che salgono al santuario da ogni parte d’Italia, ma anche dalla vicina Austria e Slovenia, risuona la preghiera alla Vergine di Castelmonte:
Vergine Santa di Castelmonte, che sempre hai protetto e difeso i tuoi devoti, guarda con occhio materno anche noi che con tanta fiducia ci rivolgiamo a Te. Siamo poveri peccatori, ma Tu sei la nostra Madre. Ci pentiamo del male che abbiamo commesso e confidiamo nella tua materna bontà.
Sabato, 26 novembre 2022