Vittorio Colella Albino, Cristianità n. 429 (2024)
1. «È la Presenza!»
Il 14 settembre 1980 fu per la città di Siena una giornata memorabile. Il Pontefice allora regnante, oggi santo, Giovanni Paolo II (1978-2005), vi si recò per la prima volta in viaggio pastorale, in occasione del 250° anniversario del miracolo eucaristico delle Sacre Particole.
Siena aveva dato i natali, nei secoli passati, a Pontefici quali Alessandro III (Rolando Bandinelli, 1159-1181), Pio II (Enea Silvio Piccolomini, 1458-1464), Pio III (Francesco Todeschini-Piccolomini, 1503) e Alessandro VII (Fabio Chigi, 1665-1667); ma l’ultima visita di un Pontefice a Siena risaliva ad oltre un secolo prima, nel 1857, quando vi si recò il beato Pio IX (1846-1878).
La visita del Pontefice era nata proprio dal suo desiderio di rendere omaggio e pregare davanti alle Sacre Particole nell’importante anniversario del loro rinvenimento. La basilica di San Francesco fu infatti la prima tappa di una giornata molto intensa, conclusasi con un altro momento di preghiera davanti alle reliquie di santa Caterina (1347-1380), presso la basilica di San Domenico.
Giovanni Paolo II sostò inginocchiato in profonda adorazione dinanzi all’ostensorio delle Sacre Particole e concluse la sua silenziosa preghiera quasi esclamando: «È la Presenza!» (1).
Poco più tardi, nel corso di un incontro nella cattedrale con il clero, i religiosi e le religiose della diocesi, il Papa, in continuità con la sua meditazione, affermò: «Un secondo pensiero si collega all’atto di culto eucaristico, che abbiamo ora compiuto: l’adorazione delle “Santissime Particole”, che sono conservate nella Basilica di San Francesco da due secoli e mezzo. L’eucaristia è il centro vitale, è il cuore della Chiesa, la quale da essa attinge incessantemente la fede, la grazia, l’energia che le sono necessarie nel suo itinerario attraverso la storia. Dove fiorisce la vita eucaristica, ivi fiorisce la vita ecclesiale: è questo, fratelli, un assioma, la cui validità non tocca soltanto la dottrina teologica, ma raggiunge, deve raggiungere la dimensione esistenziale a livello comunitario e personale.
«È necessario, pertanto, procurare che il mistero eucaristico, memoriale perenne della Pasqua e della redenzione, abbia sempre in ciascuna delle nostre comunità — parrocchie, famiglie, case religiose, seminari, associazioni — quella posizione centrale che ad esso compete di pieno diritto» (2).
La presenza di san Giovanni Paolo II, il suo profondo atto di adorazione, le sue parole e la sua successiva meditazione riferita «all’atto di culto eucaristico» dinanzi alle «Santissime Particole», costituiscono probabilmente il riconoscimento più importante della soprannaturalità del fenomeno; il riconoscimento «ufficiale» di un miracolo che la pietà popolare considera tale da ormai quasi trecento anni; un miracolo eucaristico che, pur essendo stato definito dallo scrittore danese Giovanni Jorgensen (1866-1956) — autore, fra l’altro, di importanti biografie di san Francesco d’Assisi (1182-1226) e di santa Caterina da Siena — «una delle più grandi meraviglie di Cristo sulla terra» (3), rimane ancora oggi sconosciuto ai più.
2. La storicità del fatto
Le Sacre Particole sono 223 ostie consacrate che, contro qualsiasi legge della fisica, della chimica e della biologia, sono incorrotte — si conservano, cioè, intatte e in un perfetto stato di conservazione — dal 14 agosto 1730.
Era la vigilia della festa di Maria Assunta, patrona di Siena. Nel tardo pomeriggio, la grandissima maggioranza dei senesi si stava recando in processione al Duomo con un cero votivo in ossequio a un voto fatto alla Vergine già nel 1200; tutti gli uomini fra i 17 e i 70 anni erano tenuti, infatti, a offrire ceri votivi e a partecipare alla processione. La Processione dei Ceri e dei Censi è ancora oggi uno dei momenti più importanti dei festeggiamenti in onore di Maria Assunta, che a Siena si concludono con la corsa del Palio, il 16 agosto.
Approfittando del fatto che la basilica di San Francesco, così come tutte le altre chiese della città, fosse deserta, alcuni ignoti ladri vi entrarono e rubarono la pisside, contenente in quel momento 351 ostie consacrate. Il furto sacrilego venne scoperto dai frati francescani il mattino successivo, 15 agosto, al momento della celebrazione della Messa, provocando un’ondata di sdegno e disapprovazione che condusse anche alla sospensione del Palio, previsto per il giorno successivo. L’arcivescovo, Alessandro Zondadari (1669-1745), facendosi interprete dei sentimenti del popolo, indisse pubbliche preghiere riparatrici.
Il 17 agosto le ostie furono ritrovate, casualmente, nella vicina chiesa di Santa Maria in Provenzano, da un chierico, poi divenuto sacerdote a Pienza, tale Paolo Schiavi di Castelmuzio, dentro la cassetta delle elemosine, in mezzo a polvere e a ragnatele. Furono devotamente ripulite, esaminate e debitamente identificate come quelle rubate; tali operazioni furono condotte con l’intervento dell’inquisitore generale, del vicario generale dell’arcivescovo e dell’ostiario che le aveva confezionato per la chiesa di San Francesco.
L’arcivescovo «per rendere pubblica testimonianza alla Divina Maestà della religiosa gratitudine, per soddisfare in qualche modo alla enormissima ingiuria al Divinissimo Sacramento» (4) indisse un digiuno e promosse per il giorno 18 agosto una solenne processione di riparazione per riportare le ostie dalla chiesa di Provenzano alla basilica di San Francesco. Le cronache e le testimonianze dell’epoca descrivono nel dettaglio la processione per esaltarne la particolare solennità e la enorme e gioiosa partecipazione di tutto il clero, delle autorità e del popolo.
Secondo quanto riportato in una relazione dell’epoca, confermata anche da una Memoria di un testimone oculare degli eventi, i festeggiamenti erano stati indetti non solo per riparare il sacrilegio e per «[…] placare l’ira divina eccitata entro lo stesso suo sacro tempio», ma anche «[…] per supplicarlo a non volerci più mai, né in altra maniera lasciar privi di Sé, che è il nostro Sommo Eterno Infinito Bene» (5).
Si può senz’altro affermare che tali scopi furono raggiunti e che la supplica a «non lasciarci privi di Sé» fu esaudita proprio con il miracolo, anche se i fedeli che parteciparono quel giorno alla processione di riparazione non potevano certamente immaginare che quelle ostie si sarebbero conservate per quasi 300 anni ancora fresche, intatte, fisicamente incorrotte, chimicamente pure, senza presentare alcun principio di decomposizione.
Oggi, a distanza di quasi tre secoli da quegli avvenimenti, non riusciamo a immaginare l’entusiasmo di un’intera città per il ritrovamento delle ostie consacrate; la stragrande maggioranza dei cittadini, dopo aver letto la notizia su qualche sito, sarebbe assolutamente disinteressata a un furto sacrilego. A Siena, la città della Vergine, nel 1730 non fu così; il dolore e lo sdegno coinvolsero tutta la città; la devozione, la partecipazione, il desiderio di riparazione di quei giorni segnarono in qualche modo l’inizio di una devozione al miracolo eucaristico che dura ancora oggi.
3. Le ricognizioni
Non è mai stato chiarito il motivo per cui le ostie non furono consumate dai religiosi della basilica di San Francesco. È ipotizzabile che in un primo momento fossero intervenute motivazioni di carattere igienico, visto che per quasi tre giorni erano rimaste fra polvere e ragnatele; è ipotizzabile altresì che fu deciso di conservarle a ricordo del furto sacrilego e solo in un secondo momento vennero rese oggetto di particolare attenzione. Secondo quanto affermato in un discorso pronunciato da padre Felice Spèe (1853-1916), allora superiore del convento di San Francesco, dinanzi alla cappella delle Sacre Particole: «di qui credo che incominci il Miracolo. Gesù, nella Sua infinita bontà ed amore, dispose che non venissero consumate, forse per premiare i nostri padri della loro fede» (6).
Quasi dimenticate per circa cinquant’anni, le Sacre Particole furono oggetto di una prima ricognizione giuridica datata 14 aprile 1780 da parte dell’allora ministro generale dei frati minori conventuali, padre Carlo Vipera (1706-1793), che lasciò un decreto nel quale, dopo aver definito le ostie «preziosissimo monumento», affermò: «abbiamo riconosciuto come una specie di vero prodigio che si siano conservate incorrotte senza veruna alterazione, per il tratto lunghissimo di 50 anni» (7).
Nel corso dei successivi decenni sono state effettuate diverse altre ricognizioni ufficiali (9 febbraio 1789, 13 luglio 1799, 15 giugno 1815, 11 settembre 1854), alla presenza di numerosi esperti e testimoni: gli esiti di tali ricognizioni confermarono sempre lo stato di perfetta conservazione delle ostie e tali esiti furono debitamente riportati in atti ufficiali tutt’ora consultabili.
Vale la pena ricordare in modo particolare la ricognizione del 10 giugno 1914, la quale, sia per essere stata autorizzata direttamente dal Pontefice san Pio X (1903-1914), sia per i nomi illustri e le modalità di svolgimento, viene ricordata come il «grande esame scientifico».
La commissione era formata, fra gli altri, dall’arcivescovo di Siena, mons. Prospero Scaccia (1857-1932), dal già menzionato padre Spèe, da Siro Grimaldi, professore di Chimica Bromatologica, da Luigi Simonetta (1861-1934), professore di Igiene, da Carlo Raimondi, professore di Farmacologia, tutti dell’Università di Siena, e dal professor Giuseppe Toniolo (1845-1918), dell’Università di Pisa, oggi beato, in qualità di perito legale.
Il mandato ricevuto dalla commissione scientifica degli esperti era il seguente: «1. Constatare se le Sacre Ostie o Particole erano realmente costituite di pane azimo.
«2. Constatare se le Sacre Particole stesse erano in stato o no di normale conservazione, ed eventualmente quali alterazioni avessero subito».
Gli esami furono compiuti «con lenti di ingrandimento e microscopiche ed alla luce di una potente lampada elettrica» e sono stati accuratamente descritti nella relazione della commissione scientifica, che si conclude rispondendo ai quesiti posti come segue: «1) Le Particole — come da campione esaminato — sono realmente costituite da una pasta contenente amido-idest il precipuo componente del pane azimo;
2) Le Particole stesse sono in stato di buona conservazione» (8).
Secondo la testimonianza del presidente della commissione, professor Grimaldi, l’importanza di confermare che le ostie fossero effettivamente composte di pane azzimo, e non fossero «dischi di pergamena animale o vegetale, di pergamina, di celluloide, di avorio di osso, di cartone, di carta e simili», derivava dalla considerazione che «niente vi è di più fragile e più facilmente suscettibile di alterazione, del tenue sottile velo dell’ostia di pane azimo. La particola per natura sua è indiscutibilmente il maximum, il non plus ultra dell’alterabilità. […] È quindi ammissibile che particole di pane azimo si siano conservate inalterate per quasi due secoli? Materialmente e scientificamente ciò è assolutamente impossibile!» (9).
Papa Benedetto XV (1914-1922), nell’udienza concessa al professor Grimaldi il 12 gennaio del 1919, dichiarò che «nessuno in nessun tempo e in nessun luogo può vantare il privilegio di aver eseguito una così singolare analisi» (10). Le testimonianze di tutti coloro che parteciparono a vario titolo al «grande esame scientifico» del 1914 confermano, da un lato, la scientificità dei metodi utilizzati per effettuare le analisi e, dall’altro, lo stupore per i risultati ottenuti e la gratitudine per aver partecipato a un atto di enorme rilevanza per il popolo di Dio.
Ulteriori ricognizioni furono effettuate nel 1922, in occasione del trasferimento delle Sacre Particole dalla vecchia pisside a un nuovo ostensorio, e nel 1952, anche in seguito a un ulteriore furto sacrilego dell’ostensorio in cui erano conservate, nella notte fra il 5 e 6 agosto 1951; in quell’occasione i ladri si erano subito disfatti delle Sacre Particole, deponendole nel tabernacolo che custodiva l’ostensorio.
L’ultima ricognizione è stata effettuata nel 2014, a cento anni dal «grande esame scientifico». Tutte queste ricognizioni, svolte alla presenza di esperti, hanno sempre confermato lo stato di perfetta conservazione e la mancanza di segni di alterazione: un fenomeno scientificamente non spiegabile, in cui, secondo quanto affermato nel 1914 dal professor Grimaldi, «le leggi della natura si sono invertite» (11).
Occorre osservare che le particole non si sono trovate in condizioni favorevoli per una conservazione prolungata. Anzi, nel corso di questi tre secoli, anche a causa delle frequenti ricognizioni, molti eventi avrebbero potuto cooperare alla loro alterazione, essendo state a contatto con l’aria, toccate senza particolari precauzioni, soprattutto nelle prime ricognizioni, e conservate in pissidi e ostensori che in più di un’occasione non risultarono chiusi ermeticamente. Peraltro, una semplice controprova, effettuata dalla contessa Femiba Bulgarini D’Elci all’inizio del secolo scorso con un numero identico di ostie non consacrate, aveva dimostrato che le stesse nel giro di pochi mesi si alteravano e si decomponevano irrimediabilmente.
Attualmente sono rimaste 223 ostie; le altre sono state utilizzate per effettuare, nel corso delle varie ricognizioni, le analisi chimiche e fisiche necessarie anche a valutarne commestibilità e gusto.
Ciò che caratterizza il miracolo eucaristico è la continuità nel tempo; mentre gli altri miracoli eucaristici si sono misteriosamente compiuti in un dato momento temporale, quello di Siena si perpetua da quasi tre secoli, confermando agli occhi del nostro mondo distratto la presenza di Cristo, con il suo corpo, il suo sangue, la sua anima e la sua divinità in quelle ostie che sfidano le leggi della fisica.
Non sappiamo ovviamente fino a quando le Sacre Particole si conserveranno incorrotte. Tutti coloro che a vario titolo si sono occupati del miracolo si sono posti questo interrogativo; ma è certamente sorprendente notare che le particole hanno attraversato tre secoli di storia, di vicende anche cruente che hanno portato distruzione ovunque, pure a Siena. Basti pensare alle vicende dolorose che hanno riguardato la basilica di San Francesco, dove le Sacre Particole sono custodite: il già ricordato secondo furto sacrilego, la soppressione degli ordini religiosi nel periodo napoleonico, che privò le particole dei suoi custodi, la trasformazione in caserma della cripta prima e dell’intera basilica poi, con le conseguenti profanazioni; i bombardamenti di cui Siena fu oggetto nel corso della Seconda Guerra Mondiale, che portarono, fra l’altro, alla distruzione dell’altra basilica francescana, quella di San Bernardino all’Osservanza. In questi tre secoli anche all’interno della basilica molte opere d’arte d’inestimabile valore sono state distrutte o rubate. Le Sacre Particole, apparentemente indifese e fragili, invece, sono ancora lì a dimostrazione, a parere di chi scrive, del desiderio di Gesù di rimanere miracolosamente presente nella città dedicata a Sua Madre.
4. Santi e Papi in adorazione
Ho accennato all’inizio alla visita di san Giovanni Paolo II a Siena e al fatto che le sue parole e la sua presenza in adorazione dinanzi al miracolo eucaristico costituiscano probabilmente il riconoscimento più importante della soprannaturalità del fenomeno da parte della Chiesa. Anche l’allora card. Joseph Ratzinger (1927-2022), futuro Benedetto XVI (2005-2013), all’inizio del nuovo millennio, si recò a Siena, mostrando «il suo stupore e la sua commozione per queste Sacre Particole» (12).Ma, prima di loro, molti altri avevano espresso interessamento, ammirazione e adorazione per il miracolo.
San Pio X aveva accordato la sua autorizzazione al «grande esame scientifico» del 1914, chiedendo di essere informato sugli esiti; e Benedetto XV in più occasioni aveva mostrato il suo interesse, esprimendo nell’udienza del 2 gennaio 1919 «il suo vivo compiacimento per il fatto che qualifica meraviglioso e prodigioso» (13).
Pio XII (1939-1958), prima di essere eletto Papa, aveva a sua volta dimostrato di ammirare il miracolo con una lettera scritta in occasione del Congresso Eucaristico di Siena, in cui fra l’altro affermava che «la vostra gentile Siena» vantava «il privilegio di essere stata fatta segno di speciali prove di benevolenza da parte del Divino Re» (14).
Anche Angelo Giuseppe Roncalli (1881-1963), futuro Giovanni XXIII (1958-1963), e Giovan Battista Montini (1897-1978), futuro Paolo VI (1963-1978), si recarono a Siena, prostrandosi in adorazione dinanzi al miracolo. Prima di loro, nel 1887, anche il fondatore dei salesiani, san Giovanni Bosco (1815-1888), trovandosi a Siena, volle adorare il miracolo eucaristico.
Ma sebbene tali atti siano di sicuro conforto per i fedeli, gli stessi non fanno che confermare quanto il popolo della città di Siena e le migliaia di pellegrini che vi si recano annualmente credono fermamente da quasi tre secoli, senza la necessità di una pronunzia «ufficiale» da parte delle autorità ecclesiastiche. Queste ultime, presenziando alle numerose ricognizioni sopra descritte, affidate a scienziati competenti e rigorosi, non hanno potuto che ribadire lo stato di perfetta conservazione delle ostie e la prodigiosità di tale conservazione. Questo miracolo costituisce un enorme privilegio e un’altrettanto grande responsabilità per la città di Siena. È stato detto che nell’accordare questo privilegio «Dio dovette guardare non soltanto la fede e l’amore dei senesi di allora, ma anche tutta la storia religiosa della Città. Siena è la Città di Maria, una Città di Santi, una città di francescani e di artisti» (15).
È sufficiente per aver accordato un simile privilegio essere «Siena antica città della Vergine», come si leggeva sulle monete dell’antica Repubblica di Siena? È sufficiente che il duomo, capolavoro assoluto dell’arte gotica, sia la Domus Sanctae Mariae, come si legge sul frontale del duomo stesso? È sufficiente che lo stesso Palio di Siena, che richiama decine di migliaia di persone ogni anno sia dedicato alla Madonna di Provenzano e a Maria Assunta? Non lo sappiamo, così come non sappiamo se sia sufficiente che Siena sia la città di santa Caterina e di san Bernardino (1380-1444), di sant’Ansano (284-304) e di san Lucchese (1181-1251), e di decine di altri beati, fino alle beate Anna Maria Taigi (1769-1837) e Savina Petrilli (1851-1923). Certamente, Siena ha un’enorme responsabilità nella custodia e nell’adorazione di questo stupefacente miracolo, e un risveglio della devozione eucaristica, centro della vita cristiana, è quanto mai auspicabile in una città ormai anch’essa per tanti versi «sazia e disperata».
5. Le Sacre Particole all’attenzione del parlamento italiano
Il frutto del miracolo eucaristico, come si è detto, è custodito nella basilica di San Francesco. La basilica, che andò a sostituire antiche chiese preesistenti, fu costruita a partire dal 1326, ma venne distrutta da incendi nel 1655 e nel 1715; poi, in seguito alla soppressione napoleonica degli ordini religiosi, fu abbandonata dai frati minori conventuali, quindi adattata a caserma e chiusa al culto per alcuni decenni. Un primo restauro si concluse nel 1894 e all’inizio del secolo scorso la basilica venne finalmente restituita ai conventuali. Gli anni che seguirono e le due guerre mondiali non ne consentirono un’adeguata manutenzione; nel dopoguerra, Siena, così come gran parte delle città italiane, si trovava in una situazione se non di abbandono, almeno di trascuratezza.
In seguito agli appelli di tutte le autorità religiose e civili, e grazie alla determinazione di un giovane deputato senese, l’avvocato Arturo Viviani (1916-2005), si giunse a formulare una proposta di legge recante Provvedimenti per la tutela del carattere urbanistico, storico, monumentale e artistico della città di Siena e per opere di risanamento urbano e di interesse sociale e turistico. La proposta venne discussa alla Camera dei deputati nella seduta antimeridiana del 7 ottobre 1960; la tanto attesa «legge per Siena» consentiva finalmente di poter finanziare tutte quelle opere di risanamento necessarie a tutelare la tradizione storica, culturale e artistica della città.
Ma, come si può evincere dalla lettura degli atti parlamentari, lo scopo intimo che aveva spinto l’on. Viviani a farsi promotore della proposta di legge era proprio il desiderio di por fine al «triste spettacolo di persone che vengono da altri continenti richiamate da motivi spirituali o culturali, e che, arrivate a Siena, trovano le porte sbarrate, perché l’Italia non conosce o forse si è dimenticata di questo suo tesoro, cioè di Siena, città del miracolo eucaristico, di santa Caterina, di san Bernardino, di Dupré [Giovanni, 1817-1882], di Duccio Buoninsegna [1255-1319] e di Jacopo della Quercia [1374-1438]» (16).
Per la prima volta, nel parlamento italiano, si parlava del miracolo eucaristico di Siena; l’on. Viviani, che per tutta la vita aveva nutrito e propagandato una profondissima devozione per il miracolo, nel suo appassionato intervento alla Camera affermò che Siena costituiva per l’Italia un «patrimonio spirituale e sociale, perché come cristiani, se dovessimo compiere il nostro dovere, dovremmo prima di tutto lanciare un messaggio ai cristiani di tutto il mondo per invitarli ad adorare Dio nel più grande dei miracoli eucaristici, e cioè alla basilica di san Francesco in Siena, ove da più di duecento anni si conservano incorrotte numerose Sacre Particole» (17).
La legge fu approvata dopo due anni e Siena finalmente poteva rinascere in tutto il suo splendore. Il miracolo delle Sacre Particole poteva tornare finalmente in una dimora degna, dove è oggetto di adorazione continua da parte dei senesi e dei pellegrini che giungono a Siena da tutto il mondo.
Vittorio Colella Albino
Note:
1) Cit. in Maura Martelucci e Roberto Cresti, 2 aprile 2005, nascita al cielo di Papa Giovanni Paolo II, nel sito web <https://sienanews.it/toscana/siena/2-aprile-2005-nascita-al-cielo-di-papa-giovanni-paolo-ii> (gli indirizzi Internet dell’intero articolo sono stati consultati il 4-11-2024).
2) Giovanni Paolo II, Discorso al clero, ai religiosi e alle religiose nella cattedrale di Siena, 14 settembre 1980, n. 2.
3) Lettera di Giovanni Jorgensen a padre Felice Spée nel giorno della Festa di San Bonaventura, in Felice M. Rossetti [O.F.M. Conv. (1916-2009)], Una delle più grandi meraviglie, Periccioli, Siena 1965, p. 101.
4) Cit. ibid., p. 27. L’editto esiste in copia conforme all’originale nell’Archivio della Curia Arcivescovile.
5) Luigi De Angelis, O.F.M. Conv., Relazione del furto, del ritrovamento e preservamento delle Sante Particole che prodigiosamente si conservano nella Chiesa dei MM.RR.PP. Conventuali di San Francesco di Siena, Francesco Rossi, Siena 1799.
6) Discorso pronunciato da P. Felice Spèe il 19 marzo1916, in Il 50° di un singolare esame, in Il Tesoro Eucaristico di Siena, quaderno n. 1, 17 giugno 1964, p. 21.
7) Decreto del Ministro Generale P. C. Vipera relativo alla Ricognizione del 14 aprile 1780, Archivio della Curia Arcivescovile di Siena, fondo Civili, Documenti del 1789, 1799, 1815, 1914, 1922, 1944, 1950, 1951, 1952.
8) Relazione della Commissione Scientifica, Verbale dell’Adunanza del dì 10 giugno 1914, in Il 50° di un singolare esame, cit., p. 29.
9) Testimonianza del Presidente della Commissione Scientifica, prof. S. Grimaldi, ibid., pp. 2-3.
10) Cit. in F. M. Rossetti, op. cit., p. 79.
11) Cfr. Testimonianza del Presidente della Commissione Scientifica, prof. S. Grimaldi, cit.
12) Antonio Socci, Le 233 [sic] ostie di Siena che illuminano il mondo, nel sito web <https://www.antoniosocci.com/le-233-ostie-di-siena-che-illuminano-il-mondo>.
13) Siro Grimaldi, Uno scienziato adora. Articoli del 1917-1922, a cura di Antonio Giannini O.F.M. Conv., Cantagalli, Siena 1956.
14) Congresso Eucaristico Senese commemorativo del ritrovamento delle sacre particole, Tipografia Meini, Siena 1930.
15) F. M. Rossetti, op. cit., p. 181.
16) Arturo Viviani, Intervento alla Camera dei Deputati, 7-10-1960, nel sito web <https://legislature.camera.it/_dati/leg03/lavori/stenografici/sed0351/sed0351.pdf>.
17) Ibidem