L’Eucaristia è vera festa solo se non escludo l’altro. Proprio per questo, il Papa denuncia la crisi demografica in Italia e chiede come grazia per la nostra nazione una maggiore prolificità
di Michele Brambilla
Papa Francesco presiede il 25 settembre la Messa solenne del Congresso eucaristico nazionale di Matera. Come il Pontefice stesso ricorda, «ci raduna attorno alla sua mensa il Signore, facendosi pane per noi: “È il pane della festa sulla tavola dei figli, […] crea condivisione, rafforza i legami, ha gusto di comunione” (Inno XVII Congresso Eucaristico Nazionale, Matera 2022). Eppure, il Vangelo che abbiamo appena ascoltato», vale a dire Lc 16,19-31, «ci dice che non sempre sulla tavola del mondo il pane è condiviso», intendendo con ciò sia il Pane eucaristico che il pane quotidiano, frutto delle fatiche dell’uomo.
«Ci fa bene fermarci davanti alla scena drammatica descritta da Gesù in questa parabola», ovvero quella del ricco Epulone, che precipita all’inferno dopo una vita di agi, mentre Lazzaro, il mendicante che era sempre alla sua porta, sale in Paradiso «nel seno di Abramo».
«E davanti a questa contraddizione – che vediamo tutti i giorni – davanti a questa contraddizione ci chiediamo: a che cosa ci invita il sacramento dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita del cristiano? Anzitutto, l’Eucaristia ci ricorda il primato di Dio», osserva il Santo Padre: il ricco della parabola non è aperto a Dio e si chiude, di conseguenza, anche nei confronti dei fratelli uomini. La sua «è la religione dell’avere e dell’apparire, che spesso domina la scena di questo mondo, ma alla fine ci lascia a mani vuote: sempre. A questo ricco del Vangelo, infatti, non è rimasto neanche il nome», dato che “Epulone” è solo una comodità esegetica e non vuol dire altro che “ricco”. Il povero, invece, è chiaramente indicato come Lazzaro, cioè “Dio aiuta”, il che pone l’accento anzitutto sulla fede del mendicante.
«Ecco allora la sfida permanente che l’Eucaristia offre alla nostra vita: adorare Dio e non sé stessi», e amare gli altri come il Signore fa con noi. «Questo Pane è per eccellenza il Sacramento dell’amore. È Cristo che si offre e si spezza per noi e ci chiede di fare altrettanto, perché la nostra vita sia frumento macinato e diventi pane che sfama i fratelli», in un mondo post-moderno in cui domina l’egoismo declinato in vari modi. «E allora oggi, insieme, riconosciamo che l’Eucaristia è profezia di un mondo nuovo, è la presenza di Gesù che ci chiede di impegnarci perché accada un’effettiva conversione: conversione dall’indifferenza alla compassione, conversione dallo spreco alla condivisione, conversione dall’egoismo all’amore, conversione dall’individualismo alla fraternità», puntualizza il Papa.
Nel corso dell’Angelus, il Pontefice prega per l’Ucraina, per il Myanmar, dove i militari bombardano le scuole («da più di due anni quel nobile Paese è martoriato da gravi scontri armati e violenze, che hanno causato tante vittime e sfollati. Questa settimana mi è giunto il grido di dolore per la morte di bambini in una scuola bombardata. Si vede che è la moda, bombardare le scuole, oggi, nel mondo! Che il grido di questi piccoli non resti inascoltato»), chiede la liberazione dei cristiani sequestrati in Camerun e ricorda che «oggi, in questa domenica, la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, sul tema “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”». Quando si sofferma sull’Italia, dice semplicemente: «io oserei oggi chiedere per l’Italia: più nascite, più figli».
Lunedì, 26 settembre 2022