di Michele Brambilla
Il giorno dopo l’invito a pregare per tutto il mese di ottobre (il mese della Giornata missionaria mondiale) la corona del Santo Rosario per l’unità della Chiesa, minacciata da nuove tendenze centrifughe [link: ], il Vangelo della XXVI domenica del Tempo ordinario (cfr. Mc 9, 38-48), con i discepoli che si allarmano perché «[…] avevano visto che un uomo, il quale non faceva parte del gruppo dei seguaci di Gesù, scacciava i demoni nel nome di Gesù», permette a Papa Francesco di offrire ai fedeli che seguono l’Angelus domenicale una catechesi approfondita contro lo spirito di fazione che serpeggia tra gli stessi cattolici.
«Giovanni e gli altri discepoli manifestano un atteggiamento di chiusura davanti a un avvenimento che non rientra nei loro schemi, in questo caso l’azione, pur buona, di una persona “esterna” alla cerchia dei seguaci. Invece Gesù appare molto libero, pienamente aperto alla libertà dello Spirito di Dio, che nella sua azione non è limitato da alcun confine e da alcun recinto». Secondo il Pontefice, «ci fa bene riflettere su questo episodio, e fare un po’ di esame di coscienza. L’atteggiamento dei discepoli di Gesù è molto umano, molto comune, e lo possiamo riscontrare nelle comunità cristiane di tutti i tempi, probabilmente anche in noi stessi».
Infatti, «in buona fede, anzi, con zelo, si vorrebbe proteggere l’autenticità di una certa esperienza, tutelando il fondatore o il leader dai falsi imitatori. Ma al tempo stesso c’è come il timore della “concorrenza”» tra gruppi cattolici. Soprattutto nei decenni passati non era raro scorgere qualche parroco che rifiutava qualsiasi titolo di cittadinanza ai movimenti ecclesiali, nel timore che “contaminassero” i laici del suo territorio canonico e quindi li sottraessero al suo controllo personale.
Dio, tuttavia, non procede mai alla conta e non appone etichette arbitrarie su chi lo segue con cuore sincero: la meta è la stessa per tutti, benché si possa raggiungere secondo molte vie riconosciute dalla Chiesa. In un tempo in cui i cattolici sono tornati a giudicarsi aspramente a vicenda, «la grande libertà di Dio nel donarsi a noi costituisce una sfida e una esortazione a modificare i nostri atteggiamenti e i nostri rapporti. È l’invito che ci rivolge Gesù oggi. Egli ci chiama a non pensare secondo le categorie di “amico/nemico”, “noi/loro”, “chi è dentro/chi è fuori”, “mio/tuo”, ma ad andare oltre, ad aprire il cuore per poter riconoscere la sua presenza e l’azione di Dio anche in ambiti insoliti e imprevedibili e in persone che non fanno parte della nostra cerchia». Un ammonimento valido per tutti i secoli, benché sembri parlare specialmente al nostro.
Proprio in questa domenica (orazione sui doni) il Messale ambrosiano prega così: «Infondi, o Dio, nei tuoi figli una grande e forte capacità di amare perché sappiano serbarsi fedeli all’insegnamento del Vangelo e possano vivere sempre nella carità e nella pace», anzitutto tra loro stessi. La prima “creatrice” di comunione tra i discepoli è stata, come ricorda il Papa, la Madonna. «La Vergine Maria, modello di docile accoglienza delle sorprese di Dio, ci aiuti a riconoscere i segni della presenza del Signore in mezzo a noi, scoprendolo dovunque Egli si manifesti, anche nelle situazioni più impensabili e inconsuete. Ci insegni ad amare la nostra comunità senza gelosie e chiusure, sempre aperti all’orizzonte vasto dell’azione dello Spirito Santo».