« Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui » (Gv 14,15-21).
Se mi amate (presente), osserverete (futuro) i miei comandamenti. La forza di custodire nel cuore i comandamenti di Dio viene dall’amore. L’amore è il senso profondo di tutti i comandamenti di Dio e anche la forza che ci rende capaci di osservarli. Questo amore non consiste in parole: « Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità » (1Gv 3,18); non consiste neppure in bei sentimenti. È piuttosto una forza che investe la nostra volontà e la rende capace di agire. Questa forza non siamo capaci di darcela da soli, ma è un dono di Dio che siamo chiamati ad accogliere. L’amore che viene da Dio è qualcosa di grandioso, di stupefacente, di infinito. Noi sappiamo che questo amore non è un “qualcosa”, ma è Qualcuno. Gesù ce lo promette: « io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre ». “Paràclito”, cioè “Consolatore” è uno dei nomi dello Spirito Santo: « […] il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto » (Gv 14,26). Questo “consolatore” è però « un altro »: « Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre » (Gv 14,16), perché anche Gesù lo è. Il Messia infatti nella tradizione ebraica era considerato colui che doveva portare la consolazione di Israele (cfr. Lc 2,25). Gesù ci ottiene dal Padre il dono dello Spirito Santo. Se noi accogliamo la sua presenza in noi, da questa presenza di diffonderà nel nostro spirito e in tutto il nostro agire questa forza misteriosa ed efficace che ci spinge irresistibilmente al bene. Di solito questo non avviene “tutto d’un colpo”, ma innesca in noi una lotta in cui l’amore, se abbiamo il coraggio di non scappare, di “rimanere” in Lui, vince il nostro egoismo, mortifica le nostre passioni disordinate, trasforma tutto il nostro essere. Può darsi addirittura che in certi momenti ci venga la tentazione di disfarcene, di eliminare questa presenza fastidiosa, come successe al profeta Geremia: « Mi dicevo: “Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!”. Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo » (Ger 20,9). Se però, con il suo stesso aiuto, sappiamo resistere, questo fuoco ci brucia, ci purifica e, irrimediabilmente e irresistibilmente, ci trasforma.