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Il pensiero della Pentecoste: At 2,1-11

4 Giugno 2017 - Autore: Don Piero Cantoni

« Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: “Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio” » (At 2,1-11).

Prestiamo attenzione al «ritiro» degli apostoli «con Maria, la madre di Gesù» (At 1,14) che precede la Pentecoste. Questo evento è molto importante perché evidenzia che Maria è veramente Madre della Chiesa: se la Pentecoste rappresenta il momento in cui la Chiesa, che nasce dalla Croce di Gesù (dal suo fianco squarciato, come Eva fu tratta dalla costola di Adamo), rinasce continuamente tutte le volte che viene celebrato il “memoriale” della sua morte vittoriosa e si manifesta al mondo come sacramento dell’unione dell’uomo con Dio e dell’unità degli uomini fra di loro, comprendiamo che essa non sarebbe nata senza Maria. È lei che raccoglie gli apostoli in unità e li convince a pregare e attendere la realizzazione delle promesse di Gesù sull’invio dello Spirito Santo. La dispersione che si è attuata a Babele, ritrova la sua ricomposizione per l’azione dello Spirito Santo. Lui insegna la lingua universale dell’amore e ricompone l’unità del genere umano attorno a Gesù, affinché tutti si riconoscano fratelli, in quanto figli di un unico Padre. La contemplazione della Pentecoste attira la nostra attenzione su Chi sarà il il vero – nascosto ma attivissimo – attore della presenza di Gesù nella sua Chiesa. Colui che realizzerà la continuità della missione di Gesù, come il prolungamento della sua incarnazione nella storia: lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo ha operato il miracolo dell’Incarnazione nel seno purissimo di Maria vergine. Lo Spirito Santo continua il miracolo della presenza di Gesù che è la Chiesa. Anche qui non senza Maria. Il giorno dell’Ascensione gli Apostoli non hanno ancora capito. Gesù manderà il suo Spirito che insegnerà ogni cosa e ricorderà loro tutto ciò che ha detto (cfr. Gv 14,26). Li aiuterà a rispondere davanti ai tribunali umani, ai tribunali delle persecuzioni violente, ma anche a quelli della cultura, della scienza, della politica, della vita… Cfr. Mt 10,19. Chi è di Gesù non rimane «orfano». Ha Maria e la Chiesa per madre e ha lo Spirito in lui. Il gran segreto è non «rattristare lo Spirito Santo di Dio» (Ef 4,30) ma essere docili alle sue ispirazioni, ai suoi tocchi, alle sue mozioni. Lasciarsi impregnare dello Spirito di Gesù in tutto. Con Maria e per mezzo di Maria non sarà difficile: «Quanto più lo Spirito Santo trova in un’anima Maria sua Sposa amabile e indissolubile, tanto più vi opera con potenza divina per generarvi Gesù» ( S.Luigi di Montfort, Trattato della Vera Devozione, n. 20).

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