« Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette » (Gv 20,2-8)
Maria di Màgdala è la prima testimone della Resurrezione, ma la sua testimonianza, essendo una donna, non aveva valore legale. Gli Apostoli non le danno esternamente un gran valore (i soliti racconti di donne…), ma rimangono comunque scossi e si muovono per andare a vedere. Il loro camminare diventa ben presto un correre ed è normale che il più giovane arrivi per primo. Però Giovanni, per rispetto, aspetta Pietro che sopraggiunge di lì a poco ansante. A Pietro continua ad essere riconosciuto un primato nel gruppo degli Apostoli. Entrati vedono uno spettacolo inconsueto. Il sudario e i teli non sono gettati da parte in malo modo, come c’era da aspettarsi nel caso di un furto: era questa infatti l’interpretazione di Maria, a cui non era ancora apparso Gesù: « Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto! », ma sono ripiegati e posti da parte. C’è però anche un’altra interpretazione di queste parole: il sudario e le bende sono ripiegati su sé stessi, nello stesso posto. Come se il corpo di Gesù li avesse lasciati passando attraverso di loro. Il versetto più difficile è il settimo: « E il sudario che copriva il suo capo non messo come le bende, ma ripiegato nello stesso posto ». Questa traduzione è assolutamente plausibile dal punto di vista linguistico, interpretando le parole greche in un’ottica semitica. Anzi, a mio parere, è pure più confacente allo stile di un autore che scrive in greco ma pensa in aramaico. Inoltre risulta un po’ strano che i teli vengano ripiegati in un luogo a parte, come farebbe una persona ben ordinata, ma, nel contesto un po’ esageratamente e inspiegabilmente ordinata. Comunque stiano le cose il discepolo che era giunto per primo ed è il testimone che parla in prima persona « vide e credette ». Sant’Agostino ci dà una bella interpretazione allegorico-morale. Il discepolo che corre più veloce rappresenta l’amore, le cui intuizioni di norma precedono ogni riflessione. L’amore però non è sapiente se non attende la riflessione per raggiungere una prudente sicurezza. La chiesa di Giovanni, quella delle anime mistiche e di preghiera, precede la chiesa di Pietro, quella dei pastori e del magistero. Ma un carisma, una intuizione, una “visione” è autentica solo se sa aspettare il giudizio della chiesa di Pietro. Entrambe sono necessarie, entrambe operano nella vita concreta della Chiesa. Non sono due chiese, ma due aspetti dell’unica vera Chiesa che è fondata sulla testimonianza della Resurrezione di Gesù. Le donne hanno preceduto: nel coraggio di essere sotto la croce, nell’amore concreto a Gesù, nella primitiva testimonianza. In questo sono come Maria: la mistica aurora della redenzione, la nuova Eva pura e credente. Ma il loro ruolo è autentico proprio perché sono donne e tali vogliono restare, senza desiderare o invidiare o cercare di sostituire il ruolo dei maschi, i quali così possono arrivare, seguendole, anche dopo… Una chiesa maschilista diventa fatalmente fredda e burocratica, una chiesa femminista confusa e relativista. La Chiesa di Gesù è, insieme e indissolubilmente, mariana, giovannea e petrina. Apprezza e ascolta le donne e si lascia docilmente guidare dai successori degli Apostoli.