« L’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo. Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio. La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. Così possiamo dire con fiducia: Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l’uomo? Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre! (Eb 13,1-8).
Chi sono questi « alcuni » che , senza rendersene conto, hanno accolto degli angeli? Il riferimento è evidente e riguarda l’episodio che ha come protagonisti Abramo e Sara in Gen 18.
Credono di accogliere dei pellegrini, mentre in realtà accolgono degli angeli, anzi, a ben guardare accolgono Dio, perché gli angeli sono i suoi messaggeri e chi accoglie un inviato accoglie colui che lo ha inviato: « Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa » (Mt 10,40-42; cfr. 25,40-45; Gv 13,20). Questo episodio dei tre angeli pellegrini che vengono accolti fornisce ad Andrej Rublëv l’immagine con cui rappresentare la Trinità.
Nel suo capolavoro però il rapporto viene magistralmente rovesciato: non è più l’uomo che accoglie Dio, ma è Dio che accoglie chi contempla l’icona e si lascia avvolgere dalla grazia che – attraverso di essa – lo raggiunge. I tre angeli-pellegrini stanno a tavola e – a questa tavola – c’è un posto vuoto: il tuo.