« Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli » (Mt 5,1-12a).
Matteo mette in evidenza che Gesù è il nuovo Mosè che porta a compimento la legge. Anche Gesù, come Mosè, parla dalla montagna (che qui è solo un leggero promontorio ed ha un significato evidentemente simbolico) e parla con una autorità inaudita: chi può permettersi di promulgare una legge paragonabile a quella di Mosè? Chi può permettersi di perfezionarla? Dio solo evidentemente.
Qui il mistero di Gesù appare con grande evidenza. La parola “beati” potrebbe essere tradotta con “fortunati” e “beati voi” con “congratulazioni a voi”. Il termine “fortunati” deve però essere purificato dal suo richiamo a circostanze casuali: qui la “fortuna” dipende da un disegno sapiente e trascendente di salvezza che anima dal profondo la storia. Mosè parlava con Dio come un amico parla con un amico… Però – nonostante la grandezza di Mosè – qualcosa mancava, e qualcosa di essenziale. Mosè dice a Dio: «Mostrami la tua Gloria!» (Es 33,18).
Ma Dio non può soddisfare in pieno la richiesta di Mosè: «[…] tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo» (v. 20). Perché un uomo possa vedere Dio deve morire… Parole oscure e ricche di mistero. Certamente qui si rimanda ad una vita che è oltre la morte, ma non solo. Si fa riferimento al fatto che l’uomo per “vedere Dio” deve essere liberato dalla prigionia di un peccato che lo chiude nel suo egoismo e nel suo orgoglio. Prigionia da cui, da solo, non può liberarsi. Filippo chiede a Gesù: « […] mostraci il Padre e ci basta » (Gv 14,8), ricevendo questa decisiva risposta: « Chi ha visto me ha visto il Padre » (v. 9). “Vedere Gesù” però non può rimanere un fatto estetico e distaccato. Per vederlo veramente – e in lui vedere Dio – bisogna vivere come lui, cioè vivere le beatitudini.
Gesù via, verità e vita deve essere accolto nel cuore e con il cuore, con intelligenza e amore, con amore e intelligenza… Maria ci aiuta a realizzare questo supremo e decisivo miracolo. Il miracolo della nostra vita che cambia, si trasforma e viene divinizzata. La verità, una volta accolta nel cuore, diventa bontà; la bontà, una volta fatta nella vita concreta, diventa bellezza.
Il Santo del giorno: Beata Vergine Maria Madre della Chiesa