« Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch’io. […] in quello in cui qualcuno osa vantarsi – lo dico da stolto – oso vantarmi anch’io. Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. Oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza » (2Cor 11,18.21b-30).
San Paolo usa qui una terribile ironia. Davanti alle vanterie degli avversari, che si presentano come ebrei strettamente osservanti della legge e – proprio in quanto tali – fedeli ministri di Gesù Cristo, contrappone se stesso non tanto con delle “vanterie” ma con la realtà dei fatti. Lui infatti è ebreo di tradizione farisaica e ministro di Cristo in mezzo a tante vicissitudini, fatte di fatiche, pericoli di morte, viaggi avventurosi, percosse, ferite…
Potrebbe “vantarsi” e la sua non sarebbe una semplice vanteria, ma la manifestazione di una realtà. Però la sua vanteria autentica ha per oggetto solo la sua estrema debolezza. Se continua ad andare avanti nonostante tutto non è perché è “bravo”, ma perché Qualcuno lo guida, lo protegge e dà vita alle sue parole, La sua vera vanteria è tutta quanta nella sua estrema debolezza. « Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.
Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte » (12,9-10). La nostra vera forza nasce dalla nostra debolezza, perché questa debolezza è riempita e rinforzata dalla vera forza che è Gesù.
Il Santo del giorno: San Luigi Gonzaga, Principe e religioso gesuita