« Gesù allora disse ai suoi discepoli: “In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: “Allora, chi può essere salvato?”. Gesù li guardò e disse: “Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile”. Allora Pietro gli rispose: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?”. E Gesù disse loro: “In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi » (Mt 19,23-30).
Pietro esprime il pensiero dei compagni dicendo – a loro nome – che quello che il ricco non ha avuto il coraggio di fare loro lo hanno fatto. Dicendo così dice la verità anche se con un pizzico di orgoglio. A differenza del ricco hanno lasciato alle loro spalle non soltanto le loro proprietà, ma il loro stile di vita, per seguire Gesù. Esteriormente hanno lasciato tutto alle spalle, ma i loro bisticci per questioni di posizione o di onore (Mc 9,34; 10,41) e la loro avversione a una prospettiva di sofferenza (Mc 8,31-34) fanno capire che non hanno ancora abbandonato tutto interiormente per seguire Gesù.
L’affermazione di Pietro non implica necessariamente che lui abbia venduto tutto per darlo ai poveri (cfr. Mc 1,29; Gv 21,3), ma che ha abbandonato completamente il tipo di vita che conduceva prima per seguire Gesù. Gesù accoglie l’affermazione di Pietro come sostanzialmente vera, sottolineando che questa rinuncia trova la sua ricompensa non soltanto nell’altra vita, ma già ora. L’annuncio del Vangelo non è una prestazione che dia diritto ad una ricompensa da riscuotere a suo tempo, ma è essa stessa la ricompensa, perché riempie la vita proprio con quelle cose a cui si è rinunciato, ad un livello incomparabilmente superiore. Con un pizzico di ironia Marco aggiunge, alla lista delle “ricompense” le persecuzioni (Mc 10,30).
Riguardo alle persecuzioni il problema non è “se ci saranno”, ma solo “come saranno”. Potranno essere violente ed esplicite, oppure indirette ed implicite, fatte di ironia, di presa in giro, di ostracismo sociale, ecc. Il cuore di tutto sta nel distacco interiore da se stessi, che trasforma ciò che è orribile per il mondo in meraviglioso per chi vive già oltre questo mondo. Nel mondo rinnovato i valori saranno riportati alla loro normalità, per cui apparirà chiaro che ciò che appariva brutto (ultimo) era in realtà bellissimo (primo). Diventerà chiaro che ‘normale’ non è quello che fan tutti, ma quello che è secondo la norma, anche se è fatto da pochissimi. Chi ha Gesù ha tutto: questo è quello che non aveva ancora capito il ricco… e che gli apostoli erano ancora sulla strada di capire fino in fondo. Tu, con le tue povere forze, non ce la puoi fare, ma Dio è in grado di realizzare l’impossibile.
Non l’impossibile in assoluto (sarebbe un assurdo) ma quello che è impossibile alle sole forze dell’uomo. Il salto da fare è quello della fede: quello che vedo essere impossibile, come è impossibile ‘per un grosso animale come il cammello entrare nella sottile apertura della cruna di un ago’ (oppure, se retrovertiamo la frase nell’aramaico usato da Gesù, ‘per una corda – l’aramaico גַ̅מלָא gamla vuol dire sia cammello che corda – infilare un ago’), diventa possibile se, seguendo Gesù e credendo in lui, mi identifico con lui e « non vivo più io, ma Cristo vive in me » (Gal 2,20). Che cosa vuol dire essere ‘normali’? Vivere secondo la norma. Che cosa è (o Chi è) la norma? È il Verbo di Dio incarnato, è Gesù. Una norma così luminosa, potente, viva e trasformante che, se liberamente la accogliamo nella nostra vita, ci trasforma in lui. Così la nostra vita diventa veramente viva, luminosa e bella.
Il Santo del giorno: San Bernardo di Chiaravalle, Abate e Dottore della Chiesa