« Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: “Violenza!” e non salvi? Perché mi fai vedere l’iniquità e resti spettatore dell’oppressione? Ho davanti a me rapina e violenza e ci sono liti e si muovono contese. […]. Il Signore rispose e mi disse: “Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga speditamente. È una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede” » (Ab 1,2-3; 2,2-4).
La fede è composta da due dimensioni: quella della verità che si accoglie e quella dell’amore con cui la si accoglie. La verità può essere accolta in modo superficiale, indegno della sua importanza, relegandola come ai margini della vita.
Oppure può diventare il centro motore di tutta quanta la vita: « Il giusto per fede vivrà » (Rm 1,17; Ab 2,4; Gal 3,11; Eb 10,38). Il sacramento, quando è valido, comunica la grazia. La predicazione, quando è ortodossa, comunica la verità. Ma l’efficacia è assicurata solo dall’amore con cui la verità è comunicata e ricevuta. La verità-amore, l’amore-verità opera i miracoli.
Il Santo del giorno: San Bruno