« Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”. I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà [Sal 69,10]. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. Rispose loro Gesù: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”. Gli dissero allora i Giudei: “Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?”. Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù » (Gv 2,13-22).
L’ira è una passione: in sé non è né cattiva né buona. L’importante è che non diventi mai il motivo del nostro agire. L’amore è la “forma” di ogni virtù cristiana, cioè il motivo vero e profondo. Gesù, se ha preso delle cordicelle e le ha usate come fruste era mosso dall’amore. La passione dell’ira non era “subita”, ma “usata”. Un papà e una mamma a volte devono sgridare il loro bambino: mai però mossi dall’ira…
Il buonismo è un amore solo apparente, perché il suo motivo nascosto è la voglia di non avere grane. Come il cattivo genitore che non sgrida il piccolo che non obbedisce, perché vuole starsene tranquillo…
Arrabbiati pure, è umano, ma poi nel silenzio rifletti, prega, e lasciati guidare solo dalla tua ragione, dalla tua fede e dall’amore che ne scaturisce. Forse è giusto che gli molli una sberla (cfr. Pr 13,24): ma mai per dare “sfogo” all’ira… « l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio »