« Disse ai suoi discepoli: “È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai”. Gli apostoli dissero al Signore: “Accresci in noi la fede!”. Il Signore rispose: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe » (Lc 17,1-6).
Quando la scrittura ci parla della necessità di diventare bambini, si riferisce alla necessità di recuperare questo aspetto dell’essere bambini: il senso di fiducia, di rispetto, di ammirazione nei confronti delle figure paterna e materna. « […] se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli ».
Si tratta di una metafora, anzi, a ben guardare, di una vera e propria analogia, in cui dunque c’è una similitudine, che però convive con una differenza. Gesù non ci chiede di diventare bambini nel senso di cadere nell’ “infantilismo”: « non comportatevi da bambini nei giudizi. Quanto a malizia, siate bambini, ma quanto a giudizi, comportatevi da uomini maturi » (1Cor 14,20). Il bambino è certamente “immaturo”, non sa, ma però è tutto pervaso da un irresistibile desiderio di sapere.
Una caratteristica del bambino spesso fastidiosa per l’adulto è proprio questo suo impertinente desiderio di sapere che si traduce in continue domande, che sono per lo più domande “difficili” e quindi imbarazzanti. Il bambino smette di fare domande solo quando ha perso fiducia nell’adulto, a causa del suo cattivo esempio. Il bambino è piccolo, ma desidera crescere. Un bambino che vuole rimanere tale ha dei problemi: in lui l’infantilismo è diventato “patologico”. Chi rimane in questo stato si sottopone a tanti gravi pericoli, rischia cioè di diventare come: « […] fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore » (Ef 4,14).
C’è però una semplicità, una ingenuità, una umiltà che devono rimanere anche nell’adulto, nel vecchio e nell’intellettuale e solo se rimangono costituiscono il presupposto di una fede vera. « Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli » (Lc 10, 21; Mt 11, 25).
Il Santo del giorno: San Martino, vescovo e confessore