« […] qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato. Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo. In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo. Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto costoro, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Essi sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio: chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da questo noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore » (1Gv 3,22-4,6).
Perché Caino ha ucciso Abele? Perché il comportamento di Abele era per lui un rimprovero continuo e non riusciva più a sopportarlo. Per essere odiati dal mondo non è necessario parlar male del mondo: è sufficiente comportarsi bene. Che cosa vuol dire per un figlio di Dio “comportarsi bene”? Amare i fratelli.
Amare Dio e il prossimo. San Giovanni però ci istruisce sull’ordine che deve esserci tra i due comandamenti. Non devono mai essere separati e l’amore del fratello ha un primato cronologico e concreto. « Se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede » (1Gv 4,20). È amando il fratello che si impara ad amare Dio.
L’amore non lo inventiamo noi: lo scopriamo. Chi ha o ha avuto la grazia di un papà e una mamma amorevoli ha imparato ad amare non dalle loro lezioni o dalle loro parole, ma dai loro occhi pieni di tenerezza e di premure. Dall’abbraccio forte del papà, dalle coccole della mamma. E chi non ha avuto questo dono? Dio ci chiede di supplire con la nostra pazienza e il nostro amore concreto.
Così possiamo diventare strumenti del suo amore infinito. Se preghiamo e contempliamo l’amore che Dio ha avuto e ha per noi, allora possiamo accogliere questa forza onnipotente e diventare come dei canali che accolgono e trasmettono. L’amore che dobbiamo ai fratelli non lo inventiamo noi, è lo stesso amore con cui siamo amati da Dio che accogliamo e riversiamo sugli altri.
Il Santo del giorno: San Raimondo di Penafort